Tutti gli articoli di Societa
PHOTO
La sorpresa arriva con una percentuale: il 78% delle persone affette da ludopatia ha un lavoro stabile. Un dato che, commenta Roberto Calabria, medico e responsabile del Serd di Cosenza, «ci ha fatto sobbalzare sulla sedia». Le ulteriori percentuali contenute in questa raccontano altro: il 55% ha una laurea, il 36% il diploma, l’8% la licenza media, l’1% la licenza elementare.
L’identikit del giocatore patologico, in provincia di Cosenza, è questa: uomo, laureato, con un impiego stabile. Il 95% delle persone dedite al gioco d’azzardo è, infatti, di sesso maschile. La fascia d’età più rappresentata è quella tra i 30 e i 39 anni (41%), seguita da quella tra i 20 e i 29 (28%).
I numeri in possesso dell’Asp restituiscono la fotografia di una realtà complicata, dove la ludopatia è un problema decisamente presente e che preoccupa gli enti preposti alla prevenzione e al recupero, soprattutto alla luce delle modifiche alla norma regionale da poco approvate a Palazzo Campanella.
«Questa legge per noi è devastante – sottolinea Calabria –. Si è cercato di evitarla in tutti i modi, ma evidentemente ci sono interessi che vanno al di là di qualsiasi sforzo». In provincia di Cosenza, nel solo 2021, sono stati registrati 150 nuovi accessi al Serd; 101 quelli rilevati nell’anno in corso dal primo gennaio al 13 ottobre. «Al momento saranno sicuramente di più perché dopo quella data abbiamo avuto altri ingressi», precisa il medico.
E poi ci sono i dati delle “preferenze”: le slot machine hanno il 26%, le scommesse sportive il 25%, i giochi online il 20%, le lotterie istantanee il 15%, i gratta e vinci il 14%.
Un fenomeno in crescita
Un fenomeno, quello del gioco d’azzardo patologico, che Calabria descrive come «nettamente in crescita» e che sempre più attrae giovani e anche giovanissimi. E poi c’è quello che il responsabile del Serd definisce «lo zoccolo duro»: «Persone convinte di farsi una nuova vita con una giocata, di svoltare grazie a una grossa vincita, ma non vincono niente perché le percentuali di successo sono veramente esigue».
Camper come quello della campagna itinerante “La salute non è un gioco” e prevenzione e informazione anche nelle scuole sono attività fondamentali nel contrasto alla ludopatia. Agire prima della cura, così come avviene con tutte le malattie. Perché questo è. «È una dipendenza a tutti gli effetti, come quella da droghe o alcol – sottolinea Calabria –. Una vera e propria patologia. Non a caso viene curata nei Serd».
Senza contare il fatto che spesso alle altre dipendenze si accompagna: non sono rare le situazioni, racconta il dottore, in cui il vizio del gioco va di pari passo all’uso di stupefacenti o all’abuso di alcolici.
Le terapie
L’approccio terapeutico è multidisciplinare: i casi vengono trattati da un’equipe completa di psicologi, educatori, assistenti sociali e medici. In alcune situazioni è prevista anche la somministrazione di farmaci per stabilizzare l’umore. «La particolarità è che la presa in carico dei pazienti è a tempo zero – evidenzia il professionista –. Chi viene qui viene subito accolto e trattato, non si può rimandare».
In genere i pazienti si presentano spontaneamente per sottoporsi alla terapia. Ma non mancano le ricadute. «Fanno parte della patologia – spiega Calabria –. Le dipendenze sono definite malattie croniche recidivanti, l’obiettivo è fare in modo che la recidiva ritardi il più possibile».
Un allarme rimasto inascoltato
Un lavoro enorme e complesso quello dei Serd e delle comunità terapeutiche, che norme come quella appena approvata, secondo il medico dell’Asp di Cosenza, rischiano di buttare alle ortiche. «Abbiamo protestato ovunque, ma senza grandi risultati. È stato reintrodotto il distanziamento delle sale giochi dai luoghi sensibili, ma poi…». Eppure le forze di maggioranza in Consiglio regionale dicono di aver accolto le richieste pervenute. «Di fatto hanno allungato l’orario di apertura dei locali dedicati all’azzardo: si è passati da 8 a 12 ore e mezzo: questo significa dare più opportunità di frequentarle. La cosa fastidiosa è che hanno voluto sentire anche associazioni ed enti che si occupano di prevenzione e recupero della ludopatia, ma poi non hanno ascoltato nessuno e hanno fatto come volevano».
Roberto Calabria si dice molto preoccupato: «Viviamo in una regione in cui solo nel 2021 sono stati giocati più di 4 miliardi di euro e in cui la media annuale è di 2 miliardi di euro solo per il gioco legale. A Cosenza e hinterland ci sono oltre 200 sale giochi: se queste sono sempre aperte noi con il nostro lavoro possiamo influire poco e tutto quello che stiamo facendo anche con le campagne di prevenzione rischia di essere vanificato».
«Perdipiù – aggiunge – diamo un pessimo esempio come Regione Calabria, anche perché potremmo creare un precedente molto pericoloso: qualcuno potrebbe decidere di copiarci»

