Centinaia di fedeli hanno accolto la salma del frate che in gioventù ha contribuito alla crescita della frazione di Montagnola. Assenti i rappresentanti dell’amministrazione. L’ex senatore Udc: «Cosenza ha reso onore, Acri ha mancato un’occasione di rispetto»
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«Mi ha sorpreso l’assenza dell’amministrazione comunale. Non voglio fare polemiche, ma certi errori una città come Acri non può permetterseli». Sono le parole dell’ex senatore UDC Gino Trematerra, che, intervistato dal nostro network a margine della sosta della salma di Padre Fedele Bisceglia presso la Basilica di Sant’Angelo, ad Acri, ha commentato l’assenza di rappresentanti istituzionali locali all’ultimo saluto.
Padre Fedele, scomparso il 13 agosto all’età di 87 anni, è stato ricordato da molti cittadini come figura carismatica e impegnata, soprattutto per il lavoro svolto nella frazione Montagnola, dove portò avanti iniziative. Dopo le esequie tenute a Cosenza lo scorso 14 agosto, la salma è stata accolta ad Acri da centinaia di fedeli. Nessun rappresentante del Comune era presente.
Trematerra non nasconde il suo disappunto: «Padre Fedele ha fatto molto per Acri, si è battuto per i poveri e per i bisognosi, ma anche per chi semplicemente aveva bisogno di essere ascoltato. Era un cittadino illustre, e meritava il saluto delle istituzioni. Il sindaco di Cosenza gli ha tributato una riconoscenza ufficiale. Qui, invece, nulla».
L’ex senatore sottolinea l’inopportunità dell’assenza istituzionale, con un chiaro riferimento al primo cittadino Pino Capalbo: «Con tutti gli impegni, tra tagli di nastri e inaugurazioni, può darsi che sia stato un errore. Ma resta un errore. E fa male vedere che, in un momento così importante per la comunità, chi amministra non abbia trovato il tempo di esserci».
L’episodio ha suscitato perplessità anche tra i cittadini presenti. All’esterno della Basilica, uno striscione ricordava il frate con parole semplici: “Acqua, luce, calcio a Montagnola. Amore per gli ultimi nel mondo. Grazie infinitamente Padre Fedele”. Un messaggio che riassume l’impronta lasciata sul territorio, al di là di ruoli e incarichi.
«Non per amore di polemica, ma per rispetto della memoria e della storia locale – ha concluso Trematerra – sarebbe stato giusto esserci. Anche solo per dire grazie».