In Calabria la fotografia delle scuole è preoccupante. Solo un terzo degli edifici dispone del certificato di agibilità, meno della metà ha ottenuto il collaudo statico, mentre appena il 15% risulta progettato o adeguato secondo la normativa antisismica. In una regione ad elevato rischio sismico, oltre un terzo degli istituti non ha mai effettuato la verifica di vulnerabilità.

Sul fronte energetico, i numeri confermano un ulteriore ritardo: il 37,6% degli edifici è in classe G, la più bassa, e soltanto il 20,6% utilizza fonti rinnovabili. A ciò si aggiunge la carenza di servizi essenziali: mense, palestre e aree verdi restano insufficienti, contribuendo a una condizione di disuguaglianza educativa che colpisce migliaia di studenti.

Non mancano le eccezioni positive. Cosenza si distingue per aver realizzato interventi significativi di adeguamento sismico e di messa in sicurezza dei solai, oltre a investimenti in servizi innovativi come il pedibus, i percorsi sicuri casa-scuola a piedi e le piste ciclabili. Buone pratiche, tuttavia, che non bastano a colmare un divario strutturale radicato.

È Legambiente Calabria a lanciare l’allarme: «La sicurezza delle scuole non può dipendere da interventi frammentati – afferma l’associazione – ma da un piano nazionale strutturale che dia priorità al Sud. La transizione energetica deve diventare una leva sociale e non solo ambientale. Servizi essenziali come mense, palestre e spazi verdi devono essere garantiti ovunque, per contrastare dispersione e disuguaglianze».

L’appello è chiaro: la Calabria non può più rincorrere. Occorre una strategia di lungo periodo che metta la scuola pubblica al centro dello sviluppo regionale, trasformandola da punto debole in leva di crescita e coesione.