Il presidente della Camera Penale di Cosenza interviene sul dibattito referendario: «Non è una sfida contro la magistratura, ma per il nostro Stato di diritto»
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È uno dei temi più accesi del dibattito sulla giustizia italiana e sarà al centro del referendum previsto per il 2026. Parliamo della separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente, una delle riforme bandiera del ministro Nordio. A difenderla con decisione è l’avvocato Roberto Le Pera, presidente della Camera Penale di Cosenza, che in questa lunga intervista spiega perché, a suo giudizio, si tratta di una svolta necessaria per rafforzare il principio del giusto processo.
«L’autonomia non è in pericolo»
«Questa non è una riforma dell’Avvocatura contro qualcuno – chiarisce Lepera – ma una riforma per i cittadini. Dall’altra parte, invece, vedo una mistificazione continua: si dice che la separazione delle carriere minerebbe l’autonomia della magistratura, ma è falso. L’articolo 104 della Costituzione resterà invariato e continuerà a garantire che la magistratura sia un ordine autonomo e indipendente da ogni potere».
L’avvocato Le Pera denuncia un altro aspetto: «Il vero nodo è il ruolo dell’Associazione Nazionale Magistrati nel CSM. Con la riforma, la ANM non controllerà più le nomine dei vertici giudiziari. Ecco perché si oppone: si tratta di una questione di potere, non di tutela costituzionale».
«Non si può essere arbitri e giocatori»
«Chi accetterebbe di giocare una partita con un arbitro che veste la maglia dell’altra squadra? – domanda Le Pera – In tutto il mondo democratico, dagli USA alla Germania, le carriere sono separate. Solo in Italia resistiamo, come Romania, Bulgaria e Turchia. È ora di cambiare».
E a chi fa notare che anche all’interno dell’Avvocatura esistono posizioni diverse, Le Pera risponde netto: «Un avvocato che presiede il comitato del No non rappresenta la maggioranza. È un’eccezione. La stragrande maggioranza degli avvocati sostiene il Sì, per garantire un giudice realmente terzo».
«Il CSM non può essere in mano alle correnti»
Secondo Le Pera, uno degli effetti più significativi della riforma sarà proprio la riorganizzazione del Consiglio Superiore della Magistratura: «Oggi le correnti condizionano pesantemente le nomine. Anche il procuratore Gratteri, oggi contrario alla separazione, in passato sosteneva il sorteggio per limitare quel potere. E ricordiamo che a Catanzaro fu proprio lui a volere la separazione fisica tra il palazzo della Procura e quello del Tribunale».
«Chi è contrario alla riforma - incalza - dica apertamente che vuole tutelare il potere dell’ANM, non l’autonomia della magistratura. È lì il vero nodo».
«La fase cautelare è il vero problema»
Sul piano pratico, Le Pera individua nella fase cautelare il punto critico del sistema: «Il problema culturale nasce lì. Quando il giudice delle indagini preliminari si sente troppo vicino al PM, il rischio è quello di replicare in sede giudiziaria la visione accusatoria. È lì che nasce la distorsione».
«In Calabria - ricorda - abbiamo il 50% delle riparazioni per ingiusta detenzione in Italia. Ogni anno mille casi. Eppure, nessuna responsabilità disciplinare per chi sbaglia. Non è normale».
«Serve un cambio di cultura»
Per Le Pera, la separazione delle carriere è solo il primo passo: «Deve avviarsi una rivoluzione culturale, in cui il giudice smette di chiamare il PM “collega” e comincia a sentirsi davvero terzo. La riforma è l’attuazione dell’articolo 111 della Costituzione: completamento del sistema accusatorio e garanzia per il cittadino».
E non manca un affondo finale: «Gratteri, dopo l’esito del processo Reset, disse “io la prova l’ho vista”. Ma un PM ha una sua visione della prova, è legittimo. Il problema nasce quando il giudice fa sua quella stessa visione senza una reale terzietà».
Carratelli e le sfide della Camera Penale
Nel finale dell’intervista, Le Pera rivolge un pensiero al decano del foro di Cosenza: «L’avvocato Nicola Carratelli è il presidente onorario del nostro comitato scientifico. La sua figura rappresenta un punto fermo di cultura giuridica e dignità della toga. Grazie alla sua guida morale, la Camera Penale affronterà con forza anche le prossime battaglie, dal sovraffollamento carcerario alla riforma del processo penale».

