Situazione insostenibile che va avanti da decenni senza che nessuno sia mai intervenuto in modo concreto, il risultato è che noi produttori locali rischiamo la vita e in più perdiamo clienti e fornitori
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Egregio direttore, sono un imprenditore agricolo e un padre di famiglia come tanti, che ogni giorno si alza presto per lavorare, per costruire un futuro dignitoso e garantire ai propri figli una vita serena. Ma da anni mi ritrovo a combattere con una realtà inaccettabile: la strada comunale sterrata che percorro quotidianamente è diventata un percorso di sopravvivenza, più che una via di collegamento.
Quando piove — come sta accadendo giorni — quella strada diventa un pantano impraticabile. La macchina slitta, non riesce a salire, spesso si mette di traverso, costringendomi a fermarmi o a rischiare di finire fuori strada. E non si tratta di un caso isolato: è una situazione cronica, che va avanti da decenni.
Negli anni ho sollecitato più volte il Comune, i Vigili Urbani, ho inviato PEC, fatto segnalazioni verbali, chiesto interventi urgenti, ma nessuno è mai intervenuto concretamente.
Dall’amministrazione attuale, guidata dal sindaco Nociti, non ho ricevuto risposte né progetti, solo silenzio e indifferenza.
Il problema non è solo mio: riguarda anche chi lavora, chi produce, chi tiene viva la nostra terra.
Come imprenditore agricolo, ho bisogno di una viabilità minima per far arrivare e uscire i mezzi, per consegnare i miei prodotti, per ricevere clienti e fornitori. Invece, mi trovo a perdere clienti che non riescono più a raggiungermi, a vedere crollare le vendite, e con esse, la serenità della mia famiglia.
Mi sento abbandonato da chi dovrebbe rappresentarmi, dopo trent’anni di promesse mai mantenute.Mi chiedo: è davvero troppo chiedere una strada sicura e praticabile? È troppo chiedere rispetto per chi lavora, paga le tasse e tiene in vita l’economia locale?
Non scrivo per polemica, ma per dignità. Perché non voglio diventare uno di quei padri che non riescono più a dare da mangiare ai propri figli per colpa di una burocrazia cieca e di una politica sorda.
Mi rivolgo a chi di dovere — all’amministrazione comunale, al sindaco, agli uffici tecnici — affinché questa situazione venga presa finalmente in mano, con fatti concreti e non con le solite parole di circostanza.
Spezzano Albanese è la mia casa, la mia terra.Non voglio lasciarla, ma non voglio più viverla come una condanna. Ridateci la possibilità di camminare, lavorare e vivere con dignità.
*imprenditore agricolo