«Lo abbiamo detto durante la campagna elettorale e lo ribadiamo ora dal Consiglio comunale: le decisioni sulla città non si calano dall’alto. Ecco perché una delegazione di GenerAzione, rappresentata dalla consigliera Adriana Calvelli, ha voluto ascoltare direttamente tutti gli esercenti e le attività commerciali di Via Rossini prima di prendere posizione su una misura che ha già generato confusione e malumori.»

«È un passaggio che rivendichiamo con forza – proseguono i consiglieri – anche alla luce del fatto che, mentre c’è chi si affretta a fare proclami e citazioni sugli articoli di giornale, poi, come purtroppo è coerente con il loro approccio post-elettorale, non si preoccupa minimamente di andare a chiedere direttamente agli interessati quali siano i reali problemi e bisogni. Noi lo abbiamo fatto per senso di responsabilità, per rispetto del territorio e per esprimere un punto di vista concreto, nell’ottica di un dialogo costruttivo con la Giunta di maggioranza».

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«Un’ordinanza – continuano – che i cittadini hanno scoperto solo a cose fatte, tramite un’affissione a muro. Nessun confronto, nessuna comunicazione preventiva, nessuna vera informazione diffusa. Un metodo che stride con la retorica della “democrazia partecipata” sbandierata in campagna elettorale dal sindaco Principe, e che, nei fatti, ha escluso gli stessi commercianti che quella strada la vivono e la fanno vivere ogni giorno.»

«La chiusura – spiegano – ha avuto un impatto negativo, pressoché unanime, segnalato da tutti gli operatori: perdite economiche, disagi logistici (soprattutto per chi lavora con l’asporto o le consegne a domicilio), diminuzione del flusso pedonale. Tutto questo in una zona che, già oggi, è naturalmente frequentata, grazie alla presenza diffusa di attività e alla conformazione urbana. Imporre una chiusura fissa, sperimentata sia di sabato che di giovedì, senza eventi a supporto, ha semplicemente danneggiato le attività, senza apportare alcun beneficio.»

I consiglieri rilanciano dunque una proposta concreta: «I commercianti ci hanno indicato una strada che condividiamo: collegare eventuali chiusure a manifestazioni e iniziative di animazione territoriale. Solo così si può giustificare il sacrificio temporaneo dell’accessibilità veicolare, creando al contempo attrattività e benefici per la collettività.»

«Ma soprattutto – aggiungono – restano domande aperte: come si intende procedere da qui in avanti? Ci saranno altre chiusure? Con quale cadenza? Su quali basi si deciderà? O continueremo con sperimentazioni estemporanee, comunicate all’ultimo e senza visione?»

«Per questo – sottolineano – riteniamo sia stato un errore non convocare gli esercenti prima dell’adozione dell’ordinanza. E consideriamo insufficiente, se non tardiva, la convocazione di un eventuale tavolo di confronto dopo che le decisioni sono già state prese. Riteniamo inoltre fondamentale che a questo eventuale incontro vengano coinvolti anche i consiglieri comunali di opposizione, per garantire un vero dialogo democratico e costruttivo.»

«Per chi la stiamo facendo la chiusura? Qual è l’obiettivo? Quale idea di fruizione e promozione urbana c’è dietro? Se non si risponde a queste domande, si rischia solo di penalizzare chi tiene viva la nostra città ogni giorno con il proprio lavoro e la propria intraprendenza.»

«Noi, come consiglieri comunali, chiediamo formalmente che il prossimo incontro sul tema coinvolga tutti: esercenti, amministrazione e rappresentanti della minoranza. Perché un confronto trasparente, partecipato e costruttivo è l’unica strada possibile per prendere decisioni nell’interesse di tutta la città.»