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Il pranzo della Vigilia di Natale (in vista del robusto cenone) a Cosenza somiglia, per gli aromi che pervadono da mezzogiorno in poi le strade, all’Immacolata. Nella città dei Bruzi si replica con i famosi cuddruriaddri realizzati con patate, farina, sale e lievito. L’impasto viene messo a riposare sotto vari strati di cotone e infine dai panetti vengono ricavate le classiche forme a ciambella, con il buco mantenuto in frittura con l’estremità della “cucchiaia” di legno. Le varianti alla ricetta basic vogliono anche l’acciuga, spesso cambiano forma, diventando allungate, e sono ribattezzate vecchiareddre. I più fantasiosi preparano anche una parte di di panzerotti con pomodoro e caciocavallo filante.
Le portate della sera
Per quanto riguarda il cenone le portate sono le classiche tredici (il riferimento è agli apostoli, dodici più Gesù), in alcune aree dello Jonio cosentino, invece, sono nove, cioè la durata di una gestazione. Ed ecco quali sono le portate tradizionali (che non prevedono la carne in menù). L’antipasto è base delle conserve rigorosamente fatte e chiuse da mani esperti: olive ammaccate, i sottolii, melanzane alla scapece, pepi cruschi appena calati nell’olio bollente, sarde in agrodolce, rosamarina da spalmare sul pane caldo. Come primi un classico cosentino sono gli spaghetti con la mollica (mollica saltata in padella fino a farla leggermente abbrustolire e alici salate). Per i secondi regna incontrastato sua maestà il Baccalà (quello fritto non può mancare) cucinato anche in umido con capperi e pomodoro. Via libera a cozze gratinate al forno (ricetta semplice e gustosissima specie se il gratin viene sfumato da una lacrima di vino bianco), frittura mista di paranza, alici fritte. Poi un altro classico sono i broccoli neri stufati con un tocco di piccante, mollica e sarde (sempre loro), le insalate con arancia e finocchio, le carote rosse a fettone condite con aceti, olio, origano e sale, l’insalata russa (semplicissima e sempre d’effetto). In conclusione lupini a volontà, noci, mandarini (in quantità industriale, anche perché le bucce serviranno per la tombola), turdiddri ammelati con miele di fico, scaliddri (con glassa o miele), chinulille (al cioccolato o con ricotta o mostarda d’uva) e l’intramontabile pitta mpigliata con ripieno di noci, miele, uva passa. Il tutto innaffiato da ottimo vino e per concludere un’ottima grappa locale.