Cosenza, quando un attimo è lungo 10 anni. Gli undici momenti iconici del club
Cosenza, quando un attimo è lungo 10 anni. Gli undici momenti iconici del club
Cosenza, quando un attimo è lungo 10 anni. Gli undici momenti iconici del club
Cosenza, quando un attimo è lungo 10 anni. Gli undici momenti iconici del club
Cosenza, quando un attimo è lungo 10 anni. Gli undici momenti iconici del club
Cosenza, quando un attimo è lungo 10 anni. Gli undici momenti iconici del club
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Cosenza, quando un attimo è lungo 10 anni. Gli undici momenti iconici del club
Cosenza, quando un attimo è lungo 10 anni. Gli undici momenti iconici del club
Il Cosenza compie 110 anni. Momenti iconici e emozionanti in tutta questa lunghissima storia ce ne sarebbero tantissimi. Ne abbiamo scelti 11. Dettati più che altro dai ricordi. Quelli vissuti con i propri occhi, ma anche quelli raccontati da chi c’era. Gol, partite, trasferte che hanno suscitato in chi scrive, pima tifoso e poi cronista, emozioni indimenticabili. Positive o negative che siano. Certi che altri capitoli bellissimi ed indimenticabili verranno scritti nei prossimi 110 anni. Perché questa storia chiamata Cosenza calcio, questo amore infinito, non finirà davvero mai. Tutte le foto storiche sono tratte dal web. (clicca su avanti per i ricordi più intensi)
E’ il 6 aprile del 1985, una vigilia di Pasqua che rimarrà storica per la storia del Cosenza. Al “San Vito” infatti va di scena il derby contro il Catanzaro e, sugli spalti, la tifoseria dei lupi mostra all’Italia intera qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima: un bandierone rossoblù di 1.200 di stoffa che avvolge le tribune dello stadio. La narrativa di quei giorni ricorda un lavoro incessante del tifo organizzato del Cosenza, per allestire la storica coreografia che lascerà a bocca aperta l’Italia pallonara. Il gol di Aita al 38’ del primo tempo, regala la vittoria al Cosenza. Un successo mai più ripetuto in 39 anni. I lupi di oggi ci riproveranno tra una settimana. Ma quel 6 aprile, resta sicuramente un’emozione unica nei 110 anni di storia rossoblù. (clicca su avanti per Frascatore uno di noi)
Il Cosenza, nelle semifinali dei play-off di Serie C, ritorna da Bolzano con una sconfitta amarissima, arrivata al 94′ per effetto della rete di Michael Cia. La città, però, è stretta attorno al sogno promozione e i biglietti per la partita di ritorno, fissata in primetime su RaiSport il 10 giugno 2018, finiscono in tre giorni, tanto che società e comune trovano un accordo in tempo record per aprire anche la Tribuna B scoperta. All’ingresso in campo delle squadre, un’intera città, dal divano, allo stadio o dai balconi del grattacielo, canta “Sembra Impossibile”, ma l’highlight del primo tempo è Manuel Pascali che sacrifica la finale tranciando in contropiede Manuel Gyasi. A fine primo tempo, il Cosenza è fuori. Nella ripresa, Piero Braglia decide che è il momento: «Allan, entra e fammela vincere». Baclet si scalda e al primo pallone utile sbuca fra le maglie bianche e in tuffo di testa impatta il risultato: 1-0, quindi 1-1, e Cosenza esplode. Non lo stadio, tutta Cosenza: l’urlo che l’intera città caccia non è liberatorio, è catartico. Da lì in poi è un assedio, con Offredi, portiere del Südtirol, che replica le parate dell’andata. La squadra di Paolo Zanetti arretra il baricentro di almeno venti metri e il Cosenza, spinto dai suoi, carica a testa bassa. Al 95′ c’è l’ultimo corner prima dei supplementari: Massimo Loviso bacia il pallone e mette in mezzo un cross velenoso, tagliato, insidioso. Fra le teste di Pascali, Okereke e Baclet, ai quali viene assegnato in ordine il gol, sbuca quella di Paolo Frascatore, che però gioca coi bolzanini: il pallone termina in fondo al sacco, il Cosenza è in finale. La città diventa un delirio, Baclet è l’eroe di un’intera provincia e il terzino sinistro scuola Roma, da buon calciatore di C, diventa l’icona di una città e di una hit degli Zabatta che spopolò per mesi non solo all’ombra della Sila. Il 10 giugno 2018 resterà per sempre la notte di San Frascatore. (clicca su avanti per Marulla a Padova)
Domenica 8 giugno del 1997 all’ “Euganeo” di Padova, si gioca la partita tra i padroni di casa ed il Cosenza valevole per la 37^ giornata del campionato di Serie B. Padroni di casa già salvi, lupi che lo sarebbero con una vittoria, visto che poi all’ultima ospiteranno la Lucchese che non ha più nulla da chiedere al campionato. Al minuto 89’ Gigi Marulla, con uno stacco imperioso, porta in vantaggio i rossoblù. Manca poco e sembra fatta, ma un minuto dopo, Massimiliano Allegri, centrocampista del Padova, batte un corner e trova tutto solo, indisturbato, Christian Lantignotti che la gira in gol e condanna alla Serie C i lupi. Resterà iconica la camminata di spalle nei corridoi dello stadio di Marulla al termine di un’intervista. Il bomber di Stilo segnerà in quel giorno il suo ultimo dei 91 gol con la maglia dei lupi. Una pagina negativa, ma purtroppo da ricordare, della storia rossoblù. (Clicca avanti per il gol di Maiellaro alla Fiorentina)
Il 12 settembre del 1993, il “San Vito” si veste a festa. A Cosenza infatti sarà ospite la Fiorentina, retrocessa rocambolescamente un anno prima. Erano anni che una squadra così blasonata non metteva piede in casa dei rossoblù. Lo stadio è pieno in ogni ordine di posto con la Curva Nord ancora in costruzione. Nel secondo tempo il Cosenza passa in vantaggio con uno dei gol più belli mai vista al “San Vito”. Lo segna Maiellaro, numero 10 pugliese dei lupi di quell’anno, che parte da centrocampo, salta in dribbling tutta la difesa viola e batte un giovane Toldo in uscita, nella porta sotto la Curva Sud. Una prodezza che lo stesso Maiellaro racconterà così a Cosenza Channel: “Quello contro i viola resta uno dei miei gol più belli in carriera. La mia intenzione non era quella lì all’inizio. Presi palla a centrocampo ma ad ogni dribbling che facevo la gente mi spingeva ad andare avanti. Percepivo il loro incitamento. L’azione fu molto veloce ma sentivo i calciatori della Fiorentina che si chiamavano tra di loro su chi dovesse fermarmi. Più avanzavo e più mi esaltavo. Fino a quando arrivai davanti a Toldo battendolo con un bel piazzato. Fu un’emozione indescrivibile”. (clicca avanti per il gol di Zampagna alla Salernitana)
Il 19 novembre del 2000 legò indissolubilmente il di Riccardo Zampagna alla città di Cosenza.Quel giorno, l’attaccante di Terni, segnò il suo primo gol in Serie B. Arrivò in Cosenza-Salernitana, sotto il diluvio, al 93′, al termine di una partita tiratissima, sofferta e soprattutto sentitissima (all’epoca forse più di oggi) da squadre e tifoserie. I supporter rossoblù scoprirono di avere in squadra un personaggio pazzesco. Il gol segnato a Soviero scatenanò l’inferno. Anche Mutti non ce la fece a mantenere il suo proverbiale aplomb e corse in campo ad abbracciarlo. Era l’anno in cui i Lupi stavano per toccare il cielo con un dito, tanto che la città era tutta in fermento. Zampagna ne era il simbolo e rispecchiava la lucida follia dei tifosi al tal punto che un torneo scolastico organizzato al Liceo Classico “Telesio” fu intitolato proprio a lui. Alla finale diede il calcio d’inizio tra due ali di ragazzi entusiasti che sognavano la A e che gli fecero firmare autografi perfino sulle mille lire. (clicca su avanti per i tre giorni di gloria di Vincenzo Riccio)
In tre giorni del settembre del 1998, il centrocampista del Cosenza Vincenzo Riccio, onesto faticatore delle mediana, si trasformò in un killer implacabile sottoporta, in due partite che restano nella storia del calcio rossoblù. Il 6, domenica, i lupi giocarano al “San Paolo” di Napoli, vincendo per lì per la 1^ volta della loro storia. I partenopei vanno avanti nel secondo tempo ma al 69’ imbucata di Moscardi per Riccio che calcia al volo, la mette sotto l’incrocio e pareggia la gara. Quattro minuti dopo Tatti completa l’opera ed i lupi sbancano il “San Paolo”. Il 9 settembre, mercoledì, altra sfida contro una grande squadra ed altra prodezza di Riccio. Questa volta il Cosenza è di scena a Roma contro la Lazio per i sedicesimi di Coppa Italia. I biancocelesti sono uno squadrone e quell’anno vinceranno la Coppa delle Coppe. Ma quel giorno al 60’ le due squadre sono ancora sullo 0-0. Palla in area della Lazio, rimpallo tra Marchegiani in uscita e Tatti, palla che si impenna ed arriva nei pressi di Riccio che si coordina e fa partire una rovesciata che si insacca sotto l’incrocio dei pali. Rete pazzesca. Il Cosenza è in vantaggio a Roma. Lo rimarrà per 9 minuti. Poi Salas fa doppietta e la Lazio vince la gara. Ma negli occhi di tutti rimane il gol di Riccio. (clicca avanti per Bergamini e Catena)
Oggi, i più piccoli, conoscono i loro nomi perché le due curve dello stadio “San Vito – Marulla” gli sono state intitolate: la “Nord” a Massimilano Catena, la “Sud” a Donato Bergamini. Quelli più grandi ne ricordano anche le gesta in campo. Quello che tutti sanno invece è la storia del destino crudele che si è abbattuto su di loro. Due giovani nel pieno della loro vita. Due epiloghi diversi ma tragici alla stessa maniera, a distanza di soli tre anni l’uno dall’altro: il 18 novembre del 1989 Bergamini, il 1° ottobre 1992 Catena. I due non hanno mai giocato insieme. Ma entrambi sono certamente due simboli indimenticabili di questi primi 110 anni di storia del Cosenza. (clicca avanti per il palo di Lombardo)
Sono stati due gli anni nei quali il Cosenza, a quella agognata Serie A, c’è andato veramente vicinissimo. Il primo fu nel 1989. All’epoca erano 4 le formazioni che venivano promosse nella massima serie. Il Cosenza di Giorgi arrivò 4° con 44 punti. Gli stessi di Reggina e Cremonese. La classifica avulsa escluse i lupi dalla possibilità di giocarsi allo spareggio l’accesso in Serie A. I lupi però, ebbero la possibilità di non giocarlo nemmeno quello spareggio perché, due settimane prima della fine del campionato, hanno avuto in canna il match point. Il 4 giugno del 1989 in un “San Vito” ancora a forma di ferro di cavallo, con la Curva Nord ancora non edificata, il Cosenza si gioca la Serie A con l’Udinese. I rossoblù, con una vittoria, sarebbero praticamente promossi. I ragazzi di Giorgi ci provano con tutte le loro forze, ma Garella para di tutto. Al 10° del secondo tempo, il destino sembra poter premiare i padroni di casa. Claudio Lombardo, terzino sinistro, si accentra e dal limite dell’area fa partire un mancino potentissimo. Garella questa volta non ci arriva, tutti sono pronti ad esultare, ma la palla colpisce in pieno il palo. Chi era presente allo stadio ricorda ancora quel rumore sordo che ha infranto i sogni di un’intera città. (clicca avanti per la trasferta di Lecce)
La seconda volta, nella quale il Cosenza sfiorò la Serie A, fu tre anni dopo. Nel 1992 i rossoblù, nel frattempo allenati da Edoardo Reja, arrivano all’ultima giornata di campionato, appaiati all’Udinese al 4° posto in classifica. Nell’epilogo di quel torneo, ci sono da giocare Udinese-Ancona e Lecce-Cosenza. Con una vittoria si andrebbe allo spareggio. Solo che i friulani, ancora una volta loro sulla strada tra i lupi e la Serie A, devono affrontare in casa l’Ancona già promossa. I rossoblù invece, vanno a Lecce, contro una squadra che deve vincere per evitare la retrocessione in C (ma alla fine le sarebbe bastato anche il pareggio). Il 14 giugno del 1992, 10.000 cosentini partono da tutta la provincia per raggiungere Lecce. Ci arrivano in ogni modo: 4 treni speciali, pullman, carovane di auto. Inizia la partita ma di gioco se ne vede poco. Le due squadre rimangono in 10 e da Udine non arrivano buone notizie. A 9 minuti dalla fine, Jimmy Maini batte di testa Zunico ed anche questa volta il sogno si infrange. Il viaggio di ritorno a casa, sarà uno dei momenti più brutti della storia del Cosenza. (clicca avanti per il gol di Fiore a Verona)
C’è stato un terzo anno nel quale il Cosenza ha sognato la Serie A, almeno fino alla fine del girone d’andata: il 2000/2001. Un Cosenza, congiuntamente alla propria tifoseria, al proprio popolo, che tentava, forte di una formazione composta dai nomi che rendevano la piazza blasonata, di varcare le soglie della cadetteria. Lo scopo era di interrompere il perfido tabù, che vedeva e vede tutt’oggi il Cosenza come unica città della regione a non aver mai disputato un campionato di Serie A. Il Cosenza allenato da Bortolo Mutti, nella stagione 2000/2001 non giocava certamente alla ricerca di una tranquilla posizione di classifica. Gente come Lentini, Pisano, Guidoni, Savoldi, Zampagna, sostenuti da centrocampisti quali Altomare, Strada, Valoti e una difesa retta da Parisi, De Angelis, Silvestri e Paschetta, pretendeva a rendere di se stessi alla storia calcistica cosentina come i protagonisti dell’arrivo nell’”Empireo”. Dopo un girone d’andata condotto alla grande, nel ritorno la squadra iniziò a perdere colpi. A 5 gare dalla fine però, l’occasione di rientrare pienamente in corsa per la A, arriva dalla trasferta in casa del Chievo Verona, scontro diretto. Il 29 aprile del 2001 sono tanti i cosentini sugli spalti del “Bentegodi”. La partita è bloccata ma a 12 dalla fine, il giovane Adriano Fiore, fratello del più noto Stefano, sblocca la gara e porta in vantaggio il Cosenza. Il gol rimane storico, ma l’illusione è effimera perché la storia è nota a tutti. 180 secondo dopo il vantaggio dei Lupi, i clivensi pareggiarono con il gol di Manfredini e ricacciarono le torri d’assedio silana grazie alla decisiva rete di De Cesare. (clicca avanti per il gol di Garritano)
Il 31 luglio del 2020 si è compiuta una delle più grandi imprese della storia del calcio. Una favola a tinte rossoblù iniziata poco più di un mese prima. La storia è nota a tutti. Il Cosenza, prima dello stop per il lockdown, è praticamente retrocesso. Ma la squadra affidata ad Occhiuzzi non molla. In 10 partite fa 22 punti e, quando ha ormai vinto anche l’ultima partita contro la Juve Stabia, visto il 3-1 che sta maturando sul campo, sono praticamente tutti convinti che la salvezza passerà dallo spareggio contro il Perugia. E invece, nel silenzio del “San Vito – Marulla” si sente all’improvviso un boato, ben udibile anche in campo. Sono i giornalisti, gli unici ammessi nell’impianto viste le restrizioni, ad esultare. Al “Bentegodi” di Verona ha segnato Luca Garritano. Il Chievo Verona è in vantaggio sul Pescara che, senza quel punticino, viene superato in classifica dal Cosenza. C’è solo da attendere tutti insieme la fine della partita di Verona. Triplice fischio: il Cosenza è salvo. Una delle più forti emozioni degli ultimi anni.
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