Il nuovo progetto sportivo, che sta nascendo a Cosenza non è soltanto un’iniziativa agonistica: è un gesto di fiducia, un investimento culturale, un atto d’amore verso una città che per troppo tempo ha visto attenuarsi la propria voce nel panorama della pallavolo. Il presidente, con una volontà che sa di visione e di coraggio, ha espresso fin dall’inizio il desiderio di riportare Cosenza “là dove merita”, restituendole una presenza riconoscibile e rispettata nei campionati che contano.

Ma ciò che rende questa storia davvero significativa è il fatto che a riaccendere questa fiamma non siano nomi celebri o veterani esperti: sono solo ragazzi. Giovani di questa terra, cresciuti nelle palestre della Calabria, con il sudore sulle mani e un sogno stretto tra i denti. Ragazzi che credono nello sport quando spesso la società intorno sembra offrire più ostacoli che strade; giovani che, in un presente appesantito da pressioni, precarietà e disillusione, trovano nella pallavolo una via d’uscita, una disciplina, un rifugio sano, un modo per dare forma alle proprie passioni invece di lasciarle morire.

In un contesto sociale spesso segnato da disattenzioni, mancanze e derive che rischiano di soffocare il potenziale delle nuove generazioni, lo sport diventa qui una risposta concreta, una leva di rinascita. Questi ragazzi incarnano la parte migliore del territorio: quella che studia, che si impegna, che resta, che lotta, che crede ancora nella possibilità di costruire qualcosa di pulito e di vero.

Il loro non è soltanto un percorso sportivo, ma un messaggio: dimostrare che il futuro della Calabria può passare dalle passioni coltivate con disciplina, dall’educazione del corpo e della mente, dal lavoro di squadra, dall’energia inesauribile delle nuove generazioni che rifiutano di arrendersi a una società che troppo spesso appare “inquinata”.

Andrea Cortese è uno dei ragazzi aderenti a questa nascente squadra e davanti a un buon caffè ne ho approfittato per porgli qualche domanda.

Cosa significa per voi far parte di una squadra così giovane in un campionato tanto competitivo?

Far parte di una squadra formata esclusivamente da giovani è per noi una spinta continua a dare il massimo. Non abbiamo nulla da perdere e tutto da dimostrare. Il confronto con atleti più esperti ci motiva, ci obbliga a crescere più velocemente, a lavorare ogni giorno con maggiore disciplina. Siamo una squadra interamente under 20: i più “grandi” siamo io, Lorenzo Ippolito, e Francesco Cariello. Tutti e tre proveniamo dal vivaio della Tonno Callipo, dove siamo cresciuti, abbiamo maturato esperienza e disputato diverse finali nazionali. Ci siamo confrontati con ragazzi di tutta Italia e oggi portiamo quel bagaglio qui, in Serie C, per rappresentare la nostra terra e metterci alla prova contro il meglio della Calabria.

Quali sono le maggiori difficoltà per un team composto solo da ragazzi?

La difficoltà più grande è inevitabile: l’esperienza. Essendo un gruppo giovanissimo, paghiamo qualcosa in termini di lettura delle situazioni e gestione dei momenti delicati. Però siamo convinti che questa “mancanza” possa trasformarsi in forza: stiamo costruendo un vero gruppo, coltivando intesa, empatia, fiducia reciproca. Solo così dei ragazzi possono tenere testa a squadre più mature.

Come riuscite a conciliare studio, impegni personali e allenamenti?

Per noi, giovani del territorio, scuola e allenamenti sono due binari che devono procedere insieme. Fortunatamente la società ci permette di allenarci nel tardo pomeriggio: questo ci consente di gestire gli impegni universitari e scolastici senza rinunciare alla nostra passione. Le nostre giornate sono intense, ma lo sport diventa un equilibrio, un’energia positiva in un contesto spesso difficile per i ragazzi della nostra regione.

Qual è stato il momento più bello vissuto finora come squadra, nonostante siate una realtà nascente?

Il ricordo più forte è sicuramente la vittoria nel derby contro la Milani Rende: la nostra prima partita vinta per 3-0. Loro erano secondi in classifica, noi sesti. Per una squadra fatta solo di giovani è stato un segnale importantissimo: la prova che, anche in un campionato competitivo, possiamo dire la nostra.

Quali obiettivi vi siete posti e quanto contano per voi il gioco di squadra e l’amicizia?

L’obiettivo che ci siamo dati fin dall’inizio è chiaro: restare nella zona alta della classifica, conquistare i play-off e, perché no, provare a vincere il campionato. Per noi giovani, però, il gioco di squadra non è solo una strategia: è la nostra identità. L’amicizia, la complicità, l’aiuto reciproco valgono più della tecnica. Puoi essere forte quanto vuoi, ma senza spirito di squadra – senza quella solidarietà spontanea che nasce tra ragazzi che condividono la stessa fatica e gli stessi sogni – non arrivi da nessuna parte.

Il cammino di questa squadra giovanissima è appena iniziato, ma porta con sé un significato che va oltre il risultato sportivo. Ogni allenamento, ogni partita, ogni piccolo progresso è un gesto di testimonianza: la dimostrazione che i giovani della nostra terra non sono soltanto spettatori del proprio futuro, ma protagonisti determinati a costruirlo.

In un’epoca in cui la Calabria rischia di perdere le sue energie migliori, questi ragazzi scelgono di restare, di provarci, di credere che lo sport possa essere un argine alle fragilità sociali e una forza educativa capace di trasformare le vite. E la loro squadra, nata dal sogno di un presidente che vuole restituire dignità alla pallavolo cosentina, diventa così un simbolo: il simbolo di una città che rinasce dal basso, dai giovani, dalle loro passioni incrollabili.