Assenteismo a San Vincenzo La Costa, 16 indagati: i nomi
Un nuovo caso di presunto assenteismo nella pubblica amministrazione. Da Rogliano ci si sposta a San Vincenzo La Costa, piccolissimo centro della Media Valle del Crati, dove 15 dipendenti sono sospettati di aver truffato lo Stato, timbrando il cartellino di entrata senza recarsi, poi, effettivamente sul posto di lavoro. Per 8 indagati la procura di
Un nuovo caso di presunto assenteismo nella pubblica amministrazione. Da Rogliano ci si sposta a San Vincenzo La Costa, piccolissimo centro della Media Valle del Crati, dove 15 dipendenti sono sospettati di aver truffato lo Stato, timbrando il cartellino di entrata senza recarsi, poi, effettivamente sul posto di lavoro.
Per 8 indagati la procura di Cosenza ha ottenuto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre gli altri rimangono a piede libero.
L’indagine inizia il 31 maggio e finisce il 4 agosto, quando i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria del Comando provinciale di Cosenza, ritengono di aver raccolto il materiale probatorio utile a richiedere una misura cautelare. Misura cautelare blanda accolta dal gip del tribunale di Cosenza Giuseppe Greco.
Gli indagati raggiunti dall’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria sono Giancarlo Saullo, Giovanni Aceto, Rocco Serpe, Giancarlo Lo Bianco, Emilio De Filippos, Francesco Ruà, Maria Francesca Madotta e Carmelo Naccarato, mentre Amelia Luchetta, Vincenzo Magnifico, Brunella Napolitano, Aldo Sansosti, Angela Lo Bianco, Assunta Guido, Franceschina Perretti e Patrizia Cavaliere rimangono indagati a piede libero.
Sarebbero, secondo la procura di Cosenza, i cosiddetti “furbetti” del cartellino. Presunti assenteisti pedinati e filmati per quasi tre mesi dalla Guardia di Finanza di Cosenza, come ha illustrato questa mattina il tenente colonnello Ciro Ciavarella.
La procura di Cosenza, e nello specifico il pubblico ministero Donatella Donato, aveva chiesto aveva chiesto gli arresti domiciliari per Giancarlo Lo Bianco (istruttore contabile) e Giancarlo Saullo (istruttore tecnico), l’obbligo di dimora per Emilio De Filippis (ausiliare del traffico), Carmelo Naccarato (autista operaio) e Francesco Ruà (collaboratore, operatore e terminalista nel settore amministrativo) e l’obbligo di presentazione per Giovanni Aceto (responsabile del settore contabile), Rocco Serpe (istruttore tecnico) e Maria Francesca Madotta (ausiliaria amministrativa).
L’inchiesta, come detto, entra nel vivo il 31 maggio del 2016 quando le fiamme gialle si recano nel Municipio di San Vincenzo La Costa e rilevano che vi è solo una macchinetta per la rilevazione e rendicontazione delle presenze dei lavoratori dipendenti e un registro sul quale i dipendenti annotano il loro ingresso in servizio.
La Finanza inoltre ha rilevato che il sistema elettronico di rilevamento era in realtà un orologio marcatempo «con orario sfalsato di 4 minuti in avanti rispetto all’orario rilevato dalle telecamere poste a videosorveglianza. Il congegno, secondo quanto hanno constatato i finanzieri, provvedeva soltanto alla “punzonatura” materiale dell’orario sui cartellini cartacei degli impiegati che venivano custoditi in una bacheca-raccoglitore a muro posta lateralmente all’orologio marcatempo.
Le risultanze investigative hanno riguardato, anche se non in maniera diretta, i movimenti del sindaco Ernesto Filippo, il cui autista era Francesco Ruà. Movimenti da Cosenza verso San Vincenzo La Costa e viceversa.
Nell’ordinanza del gip Greco è contenuto anche un riferimento a una possibile giustificazione del comportamento illecito tenuto dai dipendenti: la pausa caffè. Con sentenza n. 4509 dell’8 febbraio 2012 la Suprema Corte di Cassazione «ha rilevato l’importanza della pausa caffè come strumento utile per il recupero delle energie psicofisiche, purché di “pochi minuti”.
Ma secondo l’ufficio gip, «quello in rassegna era un sistema ben collaudato e molto semplice per eludere qualsiasi tipo di controllo delle presenze/assenze del personale». Il comune di San Vincenzo La Costa «non disponeva di un vero e proprio lettore “badge” per tessere personali», avendo un registro come ulteriore strumento per segnare le presenze e le uscite.
Tuttavia, le inchieste contro i casi di assenteismo rappresentano in parte la mala gestione della pubblica amministrazione.
Si parla ormai da anni dei cosiddetti “furbetti” del cartellino, che il governo vuole licenziare immediatamente. Ebbene, tutto ciò non serve a prevenire questo fenomeno delinquenziale. Le notizie di reato di questo tipo ormai sono di dominio pubblico, ma evidentemente i dipendenti pubblici, che non osservano la legge, pensano che i riflettori della giustizia non arrivino nel loro posto di lavoro. La realtà, tuttavia, dice il contrario. Da Pedace a San Vincenzo La Costa… e non è finita qui. (Antonio Alizzi)