TIMPONE ROSSO | Duplice omicidio Cristaldi-Nucerito, assolti Francesco Abbruzzese e Nicola Acri
Dalla doppia condanna all’ergastolo all’assoluzione piena per non aver commesso il fatto. Si chiude l’ultimo filone processuale della maxi operazione antimafia “Timone Rosso”, coordinata dalla Dda di Catanzaro, che aveva messo sotto scacco la cosca degli “zingari” di Cassano all’Jonio. Indagini che avevano portato anche altri imputati ad essere ritenuti colpevoli, in via definitiva, col
Dalla doppia condanna all’ergastolo all’assoluzione piena per non aver commesso il fatto. Si chiude l’ultimo filone processuale della maxi operazione antimafia “Timone Rosso”, coordinata dalla Dda di Catanzaro, che aveva messo sotto scacco la cosca degli “zingari” di Cassano all’Jonio.
Indagini che avevano portato anche altri imputati ad essere ritenuti colpevoli, in via definitiva, col “fine pena mai” ma nel caso del boss Francesco Abbruzzese, alias “Dentuzzo”, e del boss di Rossano Nicola Acri (cosca riconosciuta in sede giudiziaria nel procedimento “Stop”, conclusosi pochi giorni fa in Cassazione), la storia processuale è andata in un altro modo.
Entrambi infatti erano accusati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro di aver ucciso a Cassano all’Jonio il giorno della Befana del 1999 Giuseppe Cristaldi e Biagio Nucerito. Delitti di mafia che rientravano, secondo gli investigatori, nella guerra per il controllo della Sibaritide iniziata con i Portoraro, in particolare per il traffico di stupefacenti.
Condanne all’ergastolo arrivate sia nel 2012 davanti alla Corte d’Assise di Cosenza sia l’11 luglio del 2014 dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro che non aveva preso in considerazioni le istanze difensive dalle quali si evincevano le tantissime contraddizioni fornite agli inquirenti dal collaboratore di giustizia Pasquale Perciaccante che in due diversi processi, “Lauro” e proprio “Timpone Rosso”, aveva sempre dato versioni differenti che non combaciavano mai l’una con l’altra.
Contestazioni che gli avvocati Roberta Provenzano, Francesco Santelli, Giovanni Destito (foro di Roma) e Giuseppe De Marco hanno portato in Cassazione che ha totalmente condiviso le argomentazioni difensive, annullando con rinvio le sentenze di condanna all’ergastolo.
Così si è ripartiti dal nuovo giudizio di secondo grado, durato un bel po’ perché il presidente della sezione Gabriella Reillo ha deciso di risentire il pentito Perciaccante, esaminato poi dal procuratore generale Raffaella Sforza e controesaminato dal collegio difensivo. E anche in questo caso il collaboratore di giustizia non è mai riuscito a fornire una versione logica e non contraddittoria sulla dinamica dei fatti, avendo dichiarato di aver visto i killer in una zona vicina al punto in cui furono ammazzati Cristaldi e Nucerito. Proprio gli avvocati Provenzano e Santelli, difensori di Abbruzzese, secondo l’accusa il vero mandante del duplice omicidio, hanno dimostrato in udienza che Perciaccante non avrebbe mai potuto vedere il volto degli assassini poiché nel punto in cui si trovava c’erano delle case che ostacolavano la visuale. Anche gli avvocati Destito e De Marco hanno permesso alla Corte di avere un quadro chiaro della vicenda che ha portato al ribaltamento delle due sentenze di primo e secondo grado.
Le indicazioni della Cassazione, dunque, sono state recepite e valorizzate dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro che oggi ha assolto per non aver commesso il fatto i due imputati. La pubblica accusa aveva chiesto l’ergastolo con isolamento diurno. (Antonio Alizzi)