FONDAZIONE FIELD | Nuovo ciclone a Catanzaro, otto indagati: c’è anche Barile
Le accuse della procura di Catanzaro pesano come un macigno per gli otto indagati della nuova inchiesta sulla Fondazione Field, portata a termine nei giorni scorsi dal pubblico ministero Paolo Petrolo. Ai soggetti coinvolti è stato notificato l’avviso di conclusioni indagini. E i nuovi capi d’accusa fanno emergere presunte condotte illecite davvero discutibili e fuori
Le accuse della procura di Catanzaro pesano come un macigno per gli otto indagati della nuova inchiesta sulla Fondazione Field, portata a termine nei giorni scorsi dal pubblico ministero Paolo Petrolo. Ai soggetti coinvolti è stato notificato l’avviso di conclusioni indagini. E i nuovi capi d’accusa fanno emergere presunte condotte illecite davvero discutibili e fuori da ogni regola.
Viaggi, spese, acquisto di fiori e piante, pranzi e cene al ristorante, consulenze legali, pernottamenti in alberghi di cui uno di proprietà del principale indagato. Insomma c’è di tutto, ma proprio di tutto.
Nel nuovo filone d’indagine sono finiti Domenico Barile, Lucio Marrello, Attilio Sarcone, Roberto Ferrari, Raffaele Manfredi, Sergio De Marco, Onofrio Maragò e Alfio Pisani.
Secondo l’accusa, Barile in qualità di presidente della Fondazione Field (organismo in House della Regione Calabria) e Marrello, in qualità di direttore amministrativo della Fondazione stessa e Sarcone, persona estranea al contesto giuridico attenzionato, si sarebbero appropriati della somma di 18mila e 500 euro. Denaro destinato a Sarcone che, come fanno notare gli investigatori, non aveva alcun rapporto con la Field ma al contrario aveva rapporti personali e di lavoro con Barile.
La cifra lievita nel secondo capo d’accusa, dove sempre Barile e Marrello questa volta destinano la somma di 42mila euro, senza alcuna motivazione, a Roberto Ferrari che avrebbe svolto dei lavori negli alberghi di proprietà di Barile. In poche parole, con i soldi della Field l’imprenditore cosentino avrebbe saldato i suoi debiti con i privati.
Ma quello che viene descritto nel terzo capo d’accusa fa capire come vi fosse uno sperpero di denaro pubblico. Nel caso in questione, la somma di cui si sarebbero appropriati Barile e Marrello è di 186.649,36 euro. Spesa in viaggi e soggiorni per un totale di 67.074 euro tra biglietti aerei e ferroviari e soggiorni in hotel. Poi servizi resi per seminari, organizzazione di conferenze stampa, affissioni di manifesti, riprese convegni, servizio hostess e installazione video citofono per un totale di 25.794 euro. Corone a lutto e addobbi fiori misti per 438 euro. E ancora: consulenze legali per approfondimenti tematici per la riforma degli Enti in House della Regione Calabria, chiesti a due avvocati di Roma per un totale di 9.292 euro. In un anno di solare, ovvero dal 1 gennaio al 31 dicembre 2011 e dal 1 gennaio al 31 dicembre 2012, Barile e Marrello avrebbero speso per rifornimento carburante di vari mezzi la bellezza di 46.873 euro. Senza dimenticare, i vari pranzi, cene, coffee break, light lunch, pasti menù, menù a prezzo fisso, buffet e pasti a prezzo convenuto, tra i ristoranti di Tiriolo Martelletto e Rende, per la “modica” cifra di 25.614 euro.
Quasi da non credere, qualora fosse vero, i pernottamenti in un anno solare, ovvero nel 2011, al Nord Hotel di proprietà di Domenico Barile per la cifra di 2mila 517 euro o dei viaggi a Roma e Foggia per un totale di 11mila 562 euro.
Dalle varie spese menzionate ai premi da parte del Nucleo di Valutazione. Somme contestate dalla procura di Catanzaro che sfiorano i 68mila euro. Si tratta del riconoscimento dell’indennità e dei sistemi di valutazione delle performance aziendali, destinati a Barile (40mila euro) e a Marrello (28mila euro). Altre somme nel mirino degli inquirenti sono quelle elargite sempre a Barile e Marrello pari a 100mila euro.
E nell’inchiesta sono finiti anche il direttore degli affari finanziari, il direttore degli affari generali, il direttore delle relazioni istituzionali e il direttore tecnico della stessa Field che, al pari di Barile, si sarebbero appropriati della cifra complessiva di 24mila 797 euro a titolo di premio di produzione per l’anno 2011. Per la procura tutte somme stanziate senza alcuna documentazione a supporto, idonea a motivare e giustificare questi pagamenti.
L’accusa per tutti è di peculato. I fatti contestati risalgono al 2011 e 2012. Ora toccherà agli indagati valutare la possibilità di sottoporsi ad interrogatorio o a depositare nei tempi previsti dalla legge una memoria difensiva volta a smontare le accuse della procura di Catanzaro. Nel collegio difensivo figurano, tra gli altri, gli avvocati Vincenzo Adamo, Giancarlo Pittelli, Roberto Le Pera e Aurelia Rossitto. (Antonio Alizzi)