Raganello, dal messaggio Prociv ai divieti del regolamento “Gole sicure”
– di Antonio Alizzi Posti i sigilli ad un’area specifica delle gole del Raganello, la procura di Castrovillari continua ad incrementare il fascicolo di inchiesta sulla tragedia di Civita, acquisendo documenti grazie alla collaborazione investigativa della Compagnia carabinieri di Castrovillari. Il sequestro probatorio, eseguito questa mattina – come testimoniano le foto pubblicate in esclusiva da
– di Antonio Alizzi
Posti i sigilli ad un’area specifica delle gole del Raganello, la procura di Castrovillari continua ad incrementare il fascicolo di inchiesta sulla tragedia di Civita, acquisendo documenti grazie alla collaborazione investigativa della Compagnia carabinieri di Castrovillari.
Il sequestro probatorio, eseguito questa mattina – come testimoniano le foto pubblicate in esclusiva da Cosenza Channel – non ha fermato, tuttavia, gli escursionisti o più in generale i turisti, nel visitare i luoghi della tragedia. L’inviato di SkyTg24, Piero Ancona, nel corso di un collegamento in diretta, ha raccontato di aver visto alcune persone addentrarsi nel canyon, in barba ai divieti imposti dalla magistratura inquirente.
Tuttavia, le attenzioni del procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, si concentrano su due aspetti: il regolamento “Gole sicure”, mai applicato perché i quattro comuni dovevano consorziarsi tra loro per la gestione del sito naturalistico, e il messaggio inviato dalla protezione civile Calabria ai sindaci sull’allerta meteo gialla.
Due punti che Cosenza Channel ha deciso di approfondire, pubblicando sia il regolamento “Gole sicure” sia il testo del messaggio, dove – come anticipato in altri servizi – si legge testuale “condizioni meteo: nessuna criticità”. Ciò significa che dal punto di vista idrogeologico non c’era alcun pericolo, al contrario dal punto di vista idraulico erano possibili alluvioni o inondazioni.
“GOLE SICURE”. Il regolamento sulla fruizione del gran Canyon del Raganello era stato concertato in una riunione indetta dall’Ente Parco il 27 luglio del 2017, alla quale parteciparono i comuni di Civita, Cerchiara, Francavilla Marittima, San Lorenzo Bellizzi, l’organismo gestore della Riserva e il Soccorso alpino (CNSAS).
«I lavori – si legge nel documento approvato da 9 consiglieri su 10 del comune di Civita – si sono concentrati nella regolamentazione dell’accesso alla parte bassa delle gole, attualmente soggetta aduna forte pressione antropica, legata alle attività turistiche ed escursionistiche, e quindi più bisognosa di tutela e di protezione». Parte bassa delle gole, ovvero la zona in cui il torrente Raganello è facilmente raggiungibile dagli accessi posti lungo il tratto stradale che collega il Pollino alla costa ionica cosentina.
Il regolamento si componeva di 15 articoli, che avevano come obiettivo quello di imporre le modalità di accesso e di fruizione delle gole del Raganello. Nelle intenzioni del comune di Civita vi era l’obbligo di far pagare un pedaggio a coloro i quali volevano avventurarsi, fermo restando che il sito naturalistico era accessibile a tutti sia per motivi di studio scientifico sia alle comitive scolaresche, previa comunicazione all’Ente comunale, che, arbitrariamente, poteva concedere o meno il via libera. Sarebbe stato vietato, inoltre, accedere con gruppi di 20 persone e soprattutto con un inadeguato abbigliamento: a piedi nudi, con scarpe aperte o sandali o privi di idonee calzature (consigliate scarpe da torrentismo).
Era vietato immergersi nelle acque del fiume privi di idonei dispositivi di protezione individuale per le acque gelide e, in particolare, era vietato l’ingresso e la permanenza nelle gole nelle ore notturne. Così come era vietato, in base ad un’ordinanza emanata nel 1987, l’accesso ai minori di 10 anni. Chiara, tuttavia, ne ha nove e oggi si trova ricoverata presso l’ospedale “Gemelli” di Roma.
Infine, «la vigilanza sull’osservanza della presente legge e l’accertamento delle relative violazioni sono affidate al corpo dei carabinieri forestali e/o altre forze pubbliche oltre che quelle Comunali» era riportato nel regolamento, mentre «per l’accertamento delle violazioni e l’applicazione delle sanzioni previste dalla presente legge si applicano una sanzione amministrativa da un minimo di 250 a un max di 500 euro».
TANSI. Rispetto alle prime dichiarazioni durante e dopo la tragedia, oggi il responsabile della protezione civile Calabria, Carlo Tansi ha corretto un po’ il tiro, mostrando vicinanza ai sindaci impegnati in queste zone che, considerando le poche risorse a loro disposizione, non hanno mezzi da mettere in atto per fronteggiare le emergenze.
«Questa esperienza da una parte mi ha insegnato quanto sia vitale il sistema d’allertamento regionale per la sicurezza di 2 milioni di calabresi, e dall’altra mi ha gettato in un profondo sconforto nel vedere voi sindaci della Calabria schiacciati da responsabilità – attribuite loro da leggi nazionali per il ruolo istituzionale che rivestite – senza strumenti per poter fronteggiare le emergenze di una delle regioni al mondo più esposte alle calamità naturali».
Tansi, poi, invia un messaggio al governo Conte: «Nella speranza che il governo centrale, attraverso leggi “ad hoc”, possa garantire a voi sindaci le risorse umane ed economiche per fronteggiare le calamità naturali o rivisitare profondamente certe leggi in materia, continuerò a stare con tutte le mie energie dalla vostra parte, non solo continuando a rispondere dal mio cellulare personale ad ogni vostra chiamata d’emergenza 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno, e a scappare verso i vostri luoghi immediatamente, anche il giorno di Natale, quando la terra frana o brucia e mette a rischio la vita della gente, ma anche per condividere il vostro profondo senso di solitudine e del dovere. Grazie sindaci – conclude Tansi – per tutto ciò che fate per il sistema di protezione civile e per la sicurezza di tutti noi calabresi».