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Il pentito: «Qualcuno boicottava le indagini di Mario Spagnuolo»

E’ il 2010 quando la Dda di Catanzaro, all’epoca guidata dal procuratore Vincenzo Antonio Lombardo, ascolta un collaboratore di giustizia, fuoriuscito dal clan “Vrenna-Corigliano-Bonaventura” che riferisce degli affari illeciti della cosca Bonavota nel Vibonese. Famiglia il cui territorio mafioso d’appartenenza è quello di Sant’Onofrio, a due passi dalla città di Vibo Valentia. Il pentito di

Il pentito: «Qualcuno boicottava le indagini di Mario Spagnuolo»

E’ il 2010 quando la Dda di Catanzaro, all’epoca guidata dal procuratore Vincenzo Antonio Lombardo, ascolta un collaboratore di giustizia, fuoriuscito dal clan “Vrenna-Corigliano-Bonaventura” che riferisce degli affari illeciti della cosca Bonavota nel Vibonese. Famiglia il cui territorio mafioso d’appartenenza è quello di Sant’Onofrio, a due passi dalla città di Vibo Valentia. Il pentito di cui vi parliamo è Vincenzo Marino. A raccogliere le sue dichiarazioni è il magistrato antimafia Pierpaolo Bruni, oggi procuratore capo della procura di Paola. Il 23 novembre il collaboratore di giustizia riferisce delle notizie in suo possesso circa la struttura ‘ndranghetista in provincia di Vibo Valentia. Parla dei Mancuso, dei Lo Bianco e per l’appunto dei Bonavota. 

Le minacce della ‘ndrangheta contro due magistrati

Nel corso dell’interrogatorio, il pentito Marino spiega che «la famiglia Bonavota è pericolosa» rivelando le intenzioni del clan di uccidere sia la dottoressa Marisa Manzini, più volte minacciata dalla ‘ndrangheta e oggi consulente della commissione parlamentare antimafia, sia il procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo. Marino chiarisce i motivi per i quali, i due magistrati dovevano morire per volere delle cosche vibonesi: «Dicevano che questi qua stavano andando oltre e che ci stavano toccando i soldi e si meritasse… dotti), io non le voglio dire certe paroli…».

Il pentito poi racconta le modalità con le quali Marisa Manzini e Mario Spagnuolo sarebbero dovuti essere eliminati. «Che si meritasse misa na bumba nta yucca e fatta zumpara all’aria e che presto presto se rumpanu i scatuli…». Tutto questo per l’incisività dei due magistrati nel contrastare le organizzazioni criminali presenti all’epoca sul territorio vibonese. Attentati, secondo Marino, pensati nel 2007 ma in realtà mai consumati. E in udienza, uno della famiglia Bonavota aveva smentito questi racconti di Marino che nel 2018 si è visto revocare anche il programma di protezione.

Le “trame” alle spalle di Mario Spagnuolo

Nell’operazione “Rinascita-Scott”, oltre alle dichiarazioni di Vincenzo Marino, ci sono anche quelle del pentito Andrea Mantella. In questa circostanza, l’ex boss vibonese racconta ai magistrati della Dda di Catanzaro di una fuga di notizie ai danni del magistrato Mario Spagnuolo. Mantella narra questo episodio mentre parla di Mario Lo Riggio: «In un’occasione mi disse che il procuratore Mario Spagnuolo stava facendo ulteriori indagini per un sequestro (operazione Dolly 2) per un valore di 500.000 euro. Questa cosa ovviamente non gliela disse il procuratore Mario Spagnuolo, ma un funzionario a lui vicino, il quale gli riferì che le indagini riguardavano la Vibo Carni e la sala giochi “Diamante”».

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