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Che il Movimento Cinque Stelle stesse vivendo una crisi profonda, era già noto a tutti, sin dal momento in cui i suoi stessi portavoce alla Camera e al Senato hanno iniziato a comportarsi come gli altri partiti, dando il via alle correnti e soprattutto a buttare benzina sul fuoco, vedi nel caso di Francesco Aiello, candidato presidente del M5S alla Regione Calabria. Ma che il capo politico Luigi Di Maio arrivasse a fare un passo indietro a quattro giorni dal voto per le Regionali, questo non se lo aspettava nessuno. Come dire: se prendiamo una batosta la colpa non è mia. Perché in realtà, il ministro degli Esteri di Pomigliano d’Arco era contrario alla partecipazione del M5S sia alle elezioni Regionali in Calabria sia in Emilia Romagna. E lo aveva palesato prima ancora che dalla piattaforma Rousseau uscisse un esito contrario alla sua linea politica.
Di Maio e l’alleanza (fallimentare) con il Pd
Il Movimento Cinque Stelle, inoltre, negli ultimi mesi ha avuto un’emorragia di deputati e senatori che sono passati chi nel gruppo Misto chi nella Lega. Un segnale di ribellione nei confronti del capo politico e del Movimento stesso che porterà il “socio di maggioranza del Governo Conte” a un forte ridimensionamento a livello nazionale. Insomma, il reddito di cittadinanza è servito ben poco. Così come le “manette per i corrotti” o la prescrizione “per un processo infinito”. Agli italiani, in parole povere, serviva altro. E Di Maio, alleandosi col Pd, ha avviato il decadimento politico del M5S. Al netto di Matteo Salvini che, ad onor di cronaca, ha governato l’Italia solo per un anno rispetto ai tre governi targati Pd – Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni – che hanno deluso gli italiani.
Se il Governo Conte bis non cade…
La scelta di Luigi Di Maio di lasciare la guida del Movimento Cinque Stelle prima del voto è l’ennesima decisione senza senso, presa da un politico che ha dimostrato di non avere la caratura per ricoprire un ruolo così importante. E poco cambia, se il Governo Conte bis andrà avanti ugualmente, sia se il Pd dovesse vincere in Emilia Romagna sia se dovesse cedere il passo alla Lega di Matteo Salvini e di conseguenza alla coalizione di centrodestra, la situazione non cambierebbe. Il M5S è in crisi, ma da tempo.