venerdì,Marzo 29 2024

L’inchiesta su Creazzo e i rapporti tra la ‘ndrangheta reggina e cosentina

L’inchiesta che svela i presunti accordi elettorali politico-mafiosi tra il neo consigliere regionale di Fratelli d’Italia Domenico Creazzo, il senatore di Forza Italia, Mario Siclari e il clan Alvaro di Sinopoli (operante in Aspromonte), fa venire a galla anche i rapporti tra la ‘ndrangheta reggina e la ‘ndrangheta cosentina. Rapporti che negli anni si sono

L’inchiesta su Creazzo e i rapporti tra la ‘ndrangheta reggina e cosentina

L’inchiesta che svela i presunti accordi elettorali politico-mafiosi tra il neo consigliere regionale di Fratelli d’Italia Domenico Creazzo, il senatore di Forza Italia, Mario Siclari e il clan Alvaro di Sinopoli (operante in Aspromonte), fa venire a galla anche i rapporti tra la ‘ndrangheta reggina e la ‘ndrangheta cosentina. Rapporti che negli anni si sono mutati, ma comunque sempre presenti e raccontati in varie indagini delle procure antimafia calabresi, da Reggio Calabria a Catanzaro: da Franco Pino fino ai giorni nostri.

Diego Zappia e il suo ruolo nella ‘ndrangheta

In questo caso parliamo di doti ‘ndranghetistiche e di presunte estorsioni bloccate perché la vittima si sarebbe rivolta a uno degli indagati, coinvolti nell’operazione condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e dal commissariato di Polizia di Palmi. 

L’indagato è Giasone Italiano (ritenuto dagli investigatori appartenente alla massoneria), mentre il collaboratore che ne parla è il giovane Diego Zappia, fuoriuscito dai clan reggini dopo l’arresto per l’omicidio di Giuseppe Canale, ucciso il 12 agosto 2011 per le strade di Gallico, considerato il responsabile dell’omicidio avvenuto il 20 settembre 2010 di Domenico Chirico, elemento di vertice dell’omonima famiglia di ndrangheta, tra i candidati alla “reggenza” di Gallico. 

Proprio nell’ambito del procedimento in cui era imputato di omicidio è maturata la collaborazione di Diego Zappia. Il giovane, condannato nel luglio 2019 dal Gup di Reggio Calabria per il gravissimo fatto delittuoso, ha ottenuto l’attenuante prevista per i collaboratori di giustizia. 

Il “trequartino” dato da un cosentino

La Squadra Mobile di Reggio Calabria riporta, tra le carte dell’inchiesta che riguardano anche Domenico Creazzo e Mario Siclari che, «Diego Zappia ha ammesso di aver fatto parte della ‘ndrangheta e di aver preso parte alla cosca Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo e di aver conseguito, durante lo stato di libertà, la dote di “camorrista“, e durante la detenzione carceraria per il processo Erinni (da cui è stato poi assolto in grado di appello), la dote di “trequartino” da parte di Michele Di Puppo», che avrebbe conosciuto nel carcere di Siracusa, «esponente della cosca Lanzino di Rende, ed infine “il quartino” da Domenico Focà, appartenente al locale di ‘ndrangheta di Grotteria». 

Sui presunti rapporti con Michele Di Puppo, la Dda di Reggio Calabria apre il capitolo dedicato al triangolo con Zappia e Italiano. Il pentito infatti ammette «di aver intrattenuto buoni rapporti con Giasone Italiano», titolare di una ditta di cemento a Delianuova «tanto che dopo le rispettive scarcerazioni, nel luglio 2018, lo accompagnò a Cosenza ad un appuntamento per parlare con Michele Di Puppo, del clan Lanzino operante a Cosenza, atteso che la predetta cosca aveva chiesto la corresponsione di una tangente ad un soggetto che interessava ad Italiano, perché “suo compare”, titolare di una concessionaria di mezzi pesanti».

La presunta tentata estorsione non sarebbe proseguita per due ragioni: la prima, per i legami della vittima con Italiano; la seconda, perché gli italiani di Cosenza temevano di essere denunciati dall’imprenditore. Altre relazioni criminali tra i reggini e i cosentini sono contenute nell’ormai famosissima indagine “Rinascita Scott”, coordinata dalla Dda di Catanzaro.

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