martedì,Febbraio 18 2025

Rizzardini: «Come contenere il coronavirus? Limitare i contatti»

Il professore Giuliano Rizzardini si divide tra l’ospedale “Sacco” di Milano e l’Unità di Crisi della Regione Lombardia. Ore di lavoro per curare i pazienti affetti dal coronavirus e trovare misure idonee e contenere la diffusione del virus. Un sacrificio dunque anche per i medici che, come gli infermieri, sono chiusi quasi 18 ore al

Rizzardini: «Come contenere il coronavirus? Limitare i contatti»

Il professore Giuliano Rizzardini si divide tra l’ospedale “Sacco” di Milano e l’Unità di Crisi della Regione Lombardia. Ore di lavoro per curare i pazienti affetti dal coronavirus e trovare misure idonee e contenere la diffusione del virus. Un sacrificio dunque anche per i medici che, come gli infermieri, sono chiusi quasi 18 ore al giorno nelle rispettive sedi per fronteggiare l’emergenza sanitaria in Italia. Il virologo in un’intervista al Corriere della Sera spiega la situazione attuale e dà alcuni consigli agli italiani, sperando che possano recepirli.

Le parole del professore Giuliano Rizzardini

«Se vogliamo ritornare alla normalità, è necessario muoversi il meno possibile. Il primo marzo i dati della Protezione civile a livello italiano danno 528 nuovi casi di coronavirus. Il 29 febbraio i nuovi casi erano 228. Vuol dire che ciascun nuovo contagiato ha infettato a sua volta 2,4 persone. Lo chiamiamo anche tasso di replicabilità della malattia».

In Lombardia, regione nella quale lavora, la curva epidemiologica è oscillante: «Abbiamo elaborato i dati sulla zona di competenza dell’Asl di Milano che tengono conto di Codogno da dove tutto è partito. L’andamento oscilla un po’ di più perché è stato ricostruito partendo dal giorno di comparsa dei sintomi e non da quello del tampone».

«Basta guardare comunque i 24 nuovi casi del 21 febbraio e i 53 del 22 febbraio, i 98 del 27 febbraio e i 137 del 28 febbraio. Siamo sempre lì: una persona ne infetta più di una. Ci fanno ben sperare invece i giorni in cui la curva scende come il 29 febbraio. Ma per arrivare a dire che la corsa del virus si sta arrestando ci vogliono più giorni di seguito in cui risulta che un malato infetta solo un’altra persona, fino ad arrivare a meno di una persona».

Da venerdì in poi sarà possibile fare un bilancio completo

Il primo bilancio si potrà fare solo venerdì prossimo, 14esimo giorno di incubazione del “paziente 1”. «Per tornare alla normalità quanto prima, bisogna fermare la corsa del virus adesso». Ma per il professore Giuliano Rizzardini è fondamentale «limitare i contatti sociali. Ciò vuol dire che chi può è meglio che lavori da casa, i bar non devono essere affollati. Non solo: chi ha tosse, raffreddore e sintomi compatibili con il coronavirus è meglio che stia a casa per qualche giorno. Se è solo un’influenza stagionale appena sta meglio può tornare alla vita normale, altrimenti ovviamente deve chiamare il 112». E conclude: «Affinché questa situazione d’emergenza finisca al più presto, è necessario che tutti vadano nella stessa direzione. Dipende anche da noi».

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