I sospetti Covid19 nell’ospedale di Rossano e la mancanza di personale
La delibera n° 379 dell’Asp di Cosenza, firmata dal commissario straordinario Giuseppe Zuccatelli, istituisce l’ospedale di Rossano quale presidio ospedaliero, dove i medici dovranno classificare i pazienti sospetti Covid19 che, in caso di conferma del tampone positivo, saranno trasferiti negli ospedali Hub. Vedi Cosenza o “Mater Domini” di Catanzaro. L’atto è stato pubblicato due giorni
La delibera n° 379 dell’Asp di Cosenza, firmata dal commissario straordinario Giuseppe Zuccatelli, istituisce l’ospedale di Rossano quale presidio ospedaliero, dove i medici dovranno classificare i pazienti sospetti Covid19 che, in caso di conferma del tampone positivo, saranno trasferiti negli ospedali Hub. Vedi Cosenza o “Mater Domini” di Catanzaro.
L’atto è stato pubblicato due giorni fa, ma i lavori nella struttura ospedaliera vanno avanti da tempo. Il sindaco Flavio Stasi si è recato lì di recente per osservare la rimodulazione dei reparti, ascoltando le richieste del personale sanitario. Come a Cetraro, anche nell’ospedale di Rossano i medici lamentano mancanza di personale e DPI (dispositivi di protezione individuale).
Il progetto dell’Asp di Cosenza per l’ospedale di Rossano
Nella delibera dell’Asp di Cosenza si legge che «occorre formalizzare, anche per l’area ionica cosentina, la medesima rimodulazione, già realizzata per il presidio ospedaliero di Cetraro, anche per il presidio ospedaliero di Rossano, peraltro già individuato dall’Asp di Cosenza quale altro Centro Covid». Secondo il commissario straordinario, Giuseppe Zuccatelli è necessario quindi realizzare «10 posti letto di Pneumologia Covid dedicati, 10 posti letto di Intensiva e sub Intensiva respiratoria», ovvero la Rianimazione per i Covid19, «10 posti letto di riabilitazione cardio-respiratoria».
Nell’ospedale di Rossano oggi esistono quattro posti di Rianimazione, di cui tre occupati da pazienti gravi. Nel progetto dell’Asp di Cosenza anche in questo caso è previsto un ampliamento dei posti fino ad arrivare a 10 posti letto. Quindi, +6 rispetto ad ora.
Le attività pneumologiche saranno temporaneamente affidate al dottor Giampaolo Malomo, già responsabile UOSD Pneumologia Territoriale Asp Cosenza «che ha già in gestione dal 2009 i pazienti cronici critici tracheostomizzati in ventilazione meccanica, la protesica respiratoria dedicata all’insufficienza respiratoria, la gestione delle OTLT di tutto il territorio provinciale e la gestione delle emergenze della Terapia dell’insufficienza respiratoria IN OTLT a livello regionale per il tramite del portale web regionale».
Evitare il sovraffollamento dell’ospedale Hub di Cosenza
L’obiettivo dell’Asp di Cosenza è quello di organizzare degenze e percorsi dedicati ai pazienti sospetti e a quelli risultati positivi che invece hanno bisogno di cure intensive (Terapia Intensiva) e/o meno intensiva, al fine di evitare la commistione dei pazienti sospetti con gli altri pazienti e ridurre il rischio di contagio sia per i pazienti che per gli operatori». In sostanza, si legge nella delibera, «la mission è quella di evitare il sovraffollamento e ulteriore aggravio della pressione assistenziale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza che provocherebbe l’immediato blocco delle attività di ricovero nell’Hub di Cosenza».
Il commissario straordinario dell’Asp di Cosenza, Giuseppe Zuccatelli fa presente che le misure sono state adottate «in armonia con il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, con il direttore del presidio ospedaliero e il dottore Carino». Comunicazione ufficiale inviata anche al commissario ad acta del Piano di Rientro, Gen. Saverio Cotticelli.
Tutto sulla carta (almeno per ora)
Come tanti ospedali calabresi, anche quello di Rossano vive una fase emergenziale che dura da tempo. Mancanza di personale, mancanza di attrezzature e soprattutto mancanza di luoghi idonei, come nel caso dei pazienti sospetti Covid19, per svolgere al meglio le cure sanitarie.
Secondo quanto apprende Cosenza Channel, il reparto di Anestesia e Rianimazione di Rossano è quasi nelle stesse condizioni di quello di Cetraro. Nel reparto dedicato ai pazienti che necessitano di terapie respiratorie di un certo tipo, ci sono 5 anestesisti e un direttore facenti funzioni. Due medici al mattino e due al pomeriggio: uno si dedica alle urgenze (per chirurgia, ortopedia e Pronto Soccorso) e uno ai pazienti in Rianimazione. Poi uno per il turno di notte e un altro medico reperibile per le urgenze. Pochi medici per un servizio sanitario complesso e delicato.
Con l’inizio dell’emergenza Covid19, il lavoro è totalmente cambiato, diventando sempre più pericoloso. Sono oltre 100 i medici morti sul campo di battaglia, tra ospedali e servizi territoriali, spesso privi di dispositivi di protezione, insufficienti a coprire l’intera settimana. Il Covid19 non guarda in faccia a nessuno.
I casi sospetti e i pazienti cronici: ecco cosa succede a Rossano
Il vero problema di Rossano, così come avviene negli altri ospedali, è che le procedure prevedono che qualsiasi paziente che arrivi in pronto soccorso, che sia un caso sospetto o che non abbia alcun sintomo da coronavirus, debba rimanere nella struttura ospedaliera per oltre 24 ore. C’è l’obbligo infatti di sottoporre a tampone chiunque varchi quella porta. In alcuni casi, passano anche 30 ore dal momento in cui si esegue il test per Covid19 fino all’esito finale. Così, il malato rimane per oltre un giorno in stanze situate in luoghi promiscui dove passano coloro i quali arrivano in Pronto Soccorso e si dirigono verso gli ambulatori per ulteriori accertamenti clinici.
Nel caso di Rossano, parliamo di un corridoio che diventa l’unico posto dove i medici possono vestirsi e svestirsi per entrare o uscire dalla stanza in cui si trova il paziente sospetto. Con il rischio di non sapere dove mettere i pazienti con altre insufficienze respiratorie che non sono Covid19. Spesso appoggiati su una barella che non è comoda per eseguire alcune manovre, fondamentali per la vita del paziente.
Tra l’altro, nell’ospedale di Rossano è presente solo una Tac. Nei giorni scorsi è avvenuto che un paziente no Covid sia rimasto in attesa per alcune ore prima di fare l’esame, perché in precedenza era stata utilizzata per un caso sospetto Covid19. Essendo in corso la sanificazione dello strumento, il lavoro sanitario sarebbe stato notevolmente rallentato.
Più medici e almeno 12 ventilatori polmonari
A ciò si aggiunge la mancanza del percorso pulito-sporco, in fase di realizzazione con alcuni pannelli sistemati per evitare di far incontrare pazienti sospetti e malati con altre patologie, ma la cosa più grave rimane l’assenza del personale medico. Il progetto dell’Asp di Cosenza si può realizzare solo e soltanto se a Rossano arriveranno più di 20 medici, di cui sette/otto in Anestesia e Rianimazione e altri disponibili per Pneumologia Covid, nonché almeno 12 ventilatori polmonari destinati alla Terapia Intensiva. Senza dimenticare, le opere strutturali per mettere in sicurezza i luoghi.
Non basta quindi scrivere una delibera per far vedere di avere le idee chiare. Una situazione del genere si affronta con tempestività e materiale idoneo a supportare il lavoro dei medici. Tutti sono disponibili a combattere questo virus, ma chiaramente non si possono avere due piedi in una scarpa. O negli ospedali periferici arrivano i pazienti cronici e i casi sospetti, oltre ai casi accertati, rimangono negli ospedali Hub, oppure il sistema sanitario rischia di andare in tilt. L’emergenza infatti non è affatto finita.
I dati nazionali impongono una proroga delle misure restrittive. Non deve trarre in inganno il numero “contenuto” di casi in Calabria rispetto ad altre regioni del Sud – come Sicilia, Campania e Puglia – poiché la diffusione del virus potrebbe aumentare rapidamente, con risultati ancora più negativi. Quello che è successo al Nord, quando lo tsunami epidemico ha travolto i quattro sistemi sanitari d’eccellenza italiani (Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna) dovrebbe servire da esempio.