Massimo Cundari e l’accusa di concussione. Quello che ha detto al gip
Massimo Cundari, ex comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Cosenza, si difende davanti al gip. Ma le accuse sono pesantissime.
Massimo Cundari, nella giornata di ieri, ha risposto a tutte le domande del gip del tribunale di Cosenza, Giuseppe Greco, nell’ambito dell’inchiesta della procura di Cosenza che gli contesta i reati di concussione e falso in atto pubblico. L’indagato, difeso dall’avvocato Nicola Carratelli, ha dato la sua versione dei fatti, soprattutto per quanto riguarda la richiesta di denaro alla vittima, un imprenditore operante nel settore petrolifero e residente nell’hinterland cosentino. La versione fornita da Massimo Cundari, dal punto di vista difensivo, è incompatibile con quella della persona offesa. Il legale di fiducia ritiene che ci sarà modo di chiarire ogni aspetto della vicenda giudiziaria e nel frattempo si valuta il ricorso presso il tribunale del Riesame di Catanzaro.
Massimo Cundari e l’accusa di concussione
L’accusa più grave è sicuramente quella della concussione. Nel caso di specie, infatti, Massimo Cundari avrebbe abusato delle sua qualità di Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Cosenza, costringendo la persona offesa, amministratore della “Calabria Gas Srl”, a consegnare la somma di 2mila euro per il rilascio delle autorizzazioni per i cosiddetti “gas tecnici”. Condotta contestata verso la fine del 2018 che, tuttavia, si sarebbe ripetuta anche quando l’indagato avrebbe richiesto la somma di 15mila euro, in riferimento al rilascio delle autorizzazioni amministrative inerenti la realizzazione dell’impianto Gpl.
Cundari, secondo quanto ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Cosenza, avrebbe stabilito anche il programma temporale di corresponsione delle somme: 3mila euro a dicembre 2018; 2mila euro a gennaio 2019 e 10mila euro a marzo-aprile 2019.
Il falso in atto pubblico
Altre somme sarebbero state chieste in occasione del superamento delle verifiche di accertamento d’idoneità, per le quali la vittima avrebbe consegnato la cifra di 2mila euro a Cundari. In questo caso la procura di Cosenza contesta anche il reato di falso in atto pubblico, visto che le vittime avrebbero dovuto firmare in bianco il “Quiz di accertamento d’idoneità” del Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Cosenza.
L’ultimo episodio, infine, risale al 5 giugno scorso, quando sempre Cundari avrebbe costretto la vittima a consegnarli la somma di 2500 euro, «rappresentandogli, esplicitamente ed implicitamente, le conseguenze negative di controlli di competenza dei vigili del fuoco sulla sua azienda, di ispezioni in materia di misure anti-covid, nonché in attuazione dell’art. 27 D. L. vo n. 105/2015». (LEGGI QUI)
La microspia addosso alla vittima
I carabinieri di Cosenza decidono di mettere una microspia addosso alla vittima. E’ il 4 marzo del 2020 quando Cundari incontra l’imprenditore, a cui si rivolge in questi termini. «Se uno tiene la volontà, non è che ti dico che tutti i… i quattordici…ad una volta, però pure mille euro per volta è un segnale… omissis… io ti sto dicendo no… una cazzo di mille euro al mese… ogni due mesi.. e che cazzo ogni due mesi!… omissis…. che me li devi dare per forza subito subito… cinquemila euro… io ti sto dicendo… tieni mille euro e me li porti… tieniiiii settecento euro e tu mi porti settecento euro, io tengo a mia figlia ora che è partita per l’università… mi ha svenato sono… male!». E ancora: «Ma mica, scusami, io ti sono venuto con…, ma figurati no! Però siccome io ritengo di essermi comportato… lo sai no? Comportato benissimo nei tuoi riguardi, come peraltro meriti no, ci mancherebbe! Però mi sembrava da parte tua… ora vedi un pochettino… ora mille…. omissis…».
La “Pochette Mètis” di Louis Vitton
Le richieste di Massimo Cundari non si sono fermate al denaro, ma dalle carte dell’inchiesta emerge come l’ex comandante provinciale dei vigili del fuoco di Cosenza avrebbe preteso dalla vittima «l’acquisto e la consegna di un costosissimo articolo di pelletteria, da eseguirsi con modalità del tipo “shopping online”, consultando il sito internet riconducibile al noto marcio di alta moda denominato “Louis Vitton”». E Cundari dice: «Vai sopra il sito di coso, di Louis Vitton, prendimi questa! E su.. te la puoi pure scaricare questa cosa qua! Così almeno me la risparmio una “cazzo” di cosa”…». Si trattava di una “Pochette Metis” dal valore di 1700 euro. E infine, un avvertimento: «… che quando diventi grande» afferma Cundari «i controlli sono maggiori… quindi devi fare moooolta attenzione! ricordati che lo Stato è lento, ma prima o poi arriva e quando arriva e non li trova a posto… omissis… ti aggiusta per le feste!… omissis».
Cundari smentisce il coronavirus
Dopo la fine del lockdown, i due tornano a sentirsi e la vittima chiede quali fossero le condizioni di salute di Cundari, sulla scorta di alcune notizie di stampa che lo davano in ripresa dopo essere stato colpito dal coronavirus. L’ex comandante provinciale dei vigili del fuoco offende il ruolo della stampa, asserendo che «i giornali sono la cosa più deleteria che esista». Poi in un altro incontro, mentre i due si stavano prendendo un caffè, rivela di non aver avuto il Covid-19 ma un’altra malattia.
A fine maggio, invece, i due si vedono, perché alla vittima serviva un’autorizzazione da parte di Cundari, che precisasse l’avvenuta presentazione della Scia. Secondo quanto afferma la persona offesa, Cundari «ha preteso la dazione di 1000 euro che è avvenuta vicino al Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Cosenza, credo nel mese di aprile del 2019. La consegna della lettera è avvenuta pochi giorno dopo la dazione dei 1000 euro».
Questi soldi, Cundari, li chiedeva perché «mi disse di aver comprato la macchina nuova, una BMW serie 5, tuttora a lui in uso. Solo a seguito della sua tanta insistenza ho accettato di dargli 2mila euro, in contanti, vicino alla Bcc di viale Principe a Rende. Lui ha sempre insistito dicendo che aveva necessità dei soldi al fine di pagare le rate mensili di 500 euro, anzi mi diceva che aveva acquistato la macchina proprio perché faceva affidamento sul fatto che io potessi pagarli sugli importi corrispondenti alle rate mensili. Io gli rispondevo che invece non ero stato di certo io a dirgli di acquistare una macchina nuova».
Le valutazioni del gip di Cosenza
Il gip Giuseppe Greco ritiene che «l’indagato, a giudizio del tribunale, ha effettivamente esercitato una costante pressione psicologica sulla persona offesa siccome si desume, senza alcuna ombra di dubbio, dal tono di superiorità, dalle notazioni offensive ovvero canzonatorie, dal linguaggio sboccato e triviale che hanno caratterizzato i dialoghi con la persona offesa nel corso dei quali il pubblico ufficiale pur facendo ostentazione di complicità in realtà serbava un malcelato atteggiamento di disprezzo e di indiscutibile sopraffazione morale nei confronti della persona offesa».
In conclusione, il gip Greco è convinto che Massimo Cundari abbia «ostacolato l’esercizio del controllo sulla sicurezza del lavoro in un settore nel quale la sicurezza dei lavoratori non è disgiungibile da quella della collettività di tal ché un eventuale incidente sul lavoro riconducibile alle inettitudine del personale addetto ad una impresa che commercializza sostanze altamente infiammabili potrebbe cagionare devastanti conseguenze per la generalità di coloro i quali si trovino a transitare nei pressi dello stabilimento in parola».