venerdì,Giugno 13 2025

Tela del Ragno, le motivazioni della Cassazione: ricostruiti cinque omicidi

Oltre 150 pagine di motivazioni per ricostruire i delitti di 'ndrangheta contenuti nel processo "Tela del Ragno". Ecco la sentenza completa.

Tela del Ragno, le motivazioni della Cassazione: ricostruiti cinque omicidi

Cinquantasette pagine di motivazioni che chiudono uno dei capitoli di “Tela del Ragno“, il maxi processo alle cosche di ‘ndrangheta del Tirreno cosentino, conclusosi di recente. Quello trattato dalla Suprema Corte di Cassazione è stato il filone investigativo relativo agli omicidi di mafia avvenuti dal 2000 in poi, che avevano scatenato una vera e propria guerra. Cinque delitti esaminati con scrupolo e attenzione prima dalla Corte d’Assise di Cosenza, poi dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro e infine dagli ermellini.

La sentenza di terzo grado ha confermato quasi tutti gli ergastoli chiesti in primo grado dall’allora pm applicato alla Dda di Catanzaro, Eugenio Facciolla, ex procuratore capo di Castrovillari e attuale giudice civile presso il tribunale di Potenza. (LEGGI QUI IL DISPOSITIVO). Le motivazioni firmate dalla prima sezione penale della Suprema Corte di Cassazione delineano un quadro ancora più chiaro e per certi versi semplificativo rispetto a ciò che avvenne tra San Lucido e Fuscaldo nei mesi successivi del nuovo secolo. Vendette che hanno causato omicidi eccellenti. Gruppi di fuoco sincronizzati o killer spietati, bravi al punto di far sparire i corpi, come nel caso di Rolando Siciliano.

Il delitto di Salvatore Imbronisi

Salvatore Imbroinisi fu ucciso il 13 marzo 2000, secondo l’accusa, da Giuseppe Lo Piano (condannato all’ergastolo, ma deceduto nel settembre scorso prima del processo di terzo grado a causa di un malore), Mario Martello (ergastolo) e Giuliano Serpa (collaboratore, 14 anni).

Proprio Giuliano Serpa aveva svelato i retroscena dell’omicidio. Il collaboratore di giustizia, infatti, aveva affermato di essere stato presente alla fase deliberativa del delitto e rendeva così affermazioni auto-accusatorie. La morte, secondo Giuliano Serpa, era frutto di diverse e convergenti determinazioni, voluta soprattutto da Luciano Martello, in ragione di una lite pregressa con Matteo Serpa alla marina di Fuscaldo, oltre che di altro violento scontro con Mario Martello. Ancora, si apprendeva che Imbroinise aveva creato problemi al locale Boomerang sotto la protezione di Mario Scofano.

L’assassinio di Luigi Antonio Sicoli

Sicoli fu ammazzato il 27 maggio del 2000 ad Amantea. In primo grado era stato condannato Giacomino Guido, assolto dalla Corte d’Assise d’Appello con formula del non aver commesso il fatto, assoluzione avverso la quale aveva ricorso per Cassazione il Procuratore generale della Repubblica di Catanzaro. La Corte d’assise d’Appello di Catanzaro, riteneva che le dichiarazioni dei collaboratori fossero generiche e lacunose e doppiamente de relato, con la conseguenza che la mancata indicazione delle fonti primarie non aveva permesso di valutarne l’attendibilità. Priva di riscontro era, infine, rimasta la circostanza che l’imputato dopo il delitto si fosse recato presso il cantiere “Coccimiglio” per lavarsi e cambiarsi. 

L’omicidio di Pietro Serpa

Per l’omicidio di Pietro Serpa erano stati condannati all’ergastolo con isolamento diurno per due mesi Gennaro Ditto e Valerio Salvatore Crivello. il pentito, Giuliano Serpa, aveva affermato di aver appreso i fatti da Ulisse Serpa e che gli autori dell’omicidio erano stati proprio Gennaro Ditto, Valerio Salvatore Crivello e Rolando Siciliano. Secondo il teorema accusatorio, inoltre, Ditto e Crivello, erano stati visti da una ragazza nel parcheggio dell’hotel e che il portiere della struttura, portato in caserma aveva ricevuto da Ditto l’intimazione a stare zitto. Mandante del delitto, per i falliti attentati nei suoi confronti, era stato Luciano Martello. Infine, Giuliano Serpa aveva dichiarato anche di aver ricevuto conferma sul delitto da Nella Serpa, sorella della vittima, e da Giancarlo Gravina. 

L’agguato a Luciano Martello

La famiglia Serpa si vendicò il 12 luglio del 2003 quando a Fuscaldo, un gruppo di fuoco composto da tirrenici e cosentini entrò in azione lungo la stradale, eliminando Luciano Martello. Per questo delitto sono stati condannati Giovanni Abruzzese (ergastolo), Giancarlo Gravina (ergastolo), Umile Miceli (22 anni di reclusione), Fabrizio Poddighe (ergastolo), Mario Mazza (ergastolo), Nella Serpa (ergastolo), Franco Tundis (ergastolo) e Giuliano Serpa (14 anni di carcere).

I retroscena dell’omicidio erano stati svelati dalla collaborazione di alcuni partecipi al delitto, come ad esempio, Gennaro Bruni, condannato per il concorso nell’omicidio, nel separato giudizio abbreviato che si era celebrato, a suo carico, aveva ammesso le sue responsabilità. Il pentito, infatti, aveva spiegato di aver ripreso i rapporti con Michele Bruni, dopo il ferimento di Giancarlo Gravina.

Bruni, sulla vicenda in questione disse che era necessario dare una risposta al ferimento di Giancarlo Gravina e trovare il modo di colpire Luciano Martello. Il collaboratore di giustizia, inoltre, aveva detto che Giancarlo Gravina gli aveva così chiesto di organizzare un incontro con Nella Serpa, Luca Bruni (ucciso nel 2012 dal clan degli “zingari” di Cosenza) e Michele Bruni. Ciò, peraltro, essendo venuto a sapere che Nella Serpa intendeva vendicarsi verso Martello Luciano, coinvolto nell’omicidio di Pietro Serpa. La decisione di uccidere Martello era stata presa da Giuliano Serpa, Giancarlo Gravina, Ulisse Serpa, Michele Bruni e Luca e, dopo la morte di Pietro Serpa, si era aggiunta Nella Serpa.

Rolando Siciliano, caso di “lupara bianca”

Per l’omicidio di Rolando Siciliano sono stati condannati Nella Serpa (ergastolo), Fabrizio Poddighe (ergastolo), Franco Tundis (ergastolo), mentre Mario Mazza è stato assolto dalla Corte d’assise d’appello per non aver commesso il fatto. Il fratello di Rolando Siciliano formalizzò il 21 maggio del 2004 la denuncia di scomparsa del congiunto del quale la famiglia non aveva notizie dalle 9:30 circa del giorno precedente. Ad oggi, il cadavere non è mai stato trovato.