Un piccolo esercito di insegnanti è già con la valigia in una mano e il cuore nell’altra. Da quando il ministro Bianchi ha deciso, poco più di due settimane fa, che il concorso per le scuole primarie e d’infanzia doveva farsi per forza e subito, è cominciata la mobilitazione tra i professori che sperano di uscire dal limbo del precariato il prima possibile. In Calabria i posti a disposizione per il concorso sono pressoché nulli (più o meno una sessantina per il sostegno, zero per le altre caselle), la pesca grossa è in Lombardia dove in ballo ci sono 2mila posti.

Roberta, 27 anni, di Cosenza, è laureata da poco più di un anno e mezzo. Il giorno della discussione della tesi lo ricorda bene. «Quella sera è stata una delle ultime godute in tranquillità, una settimana dopo è stato dichiarato lo stato d’emergenza e ci siamo tutti barricati in casa». Dopo un anno di supplenze e attese, oggi sta preparando un bagaglio leggero perché domenica si parte per la Lombardia. L’albergo è prenotato, l’aereo anche.

L’emigrazione dei docenti

«Questa potrebbe essere l’occasione della mia vita ma c’è paura, tanta». E non è solo ansia da esame, in piena quarta ondata, spostarsi, spendere in voli e alberghi, non è proprio il massimo. «Mi toccheranno due tappe ad Appiano Gentile, la prima lunedì, la seconda il 20 dicembre. Ho il cuore a mille perché le prove si svolgono nelle aule di informatica di licei pieni di studenti. Avrei preferito che il concorso si svolgesse d’estate e non adesso. Oggi siamo stati costretti a prendere ferie e permessi per non perdere l’occasione. Magari in Calabria ci fosse stata disponibilità! Speriamo che in futuro, tra pensionamenti e aumenti delle classe, qualcosa si liberi». Insomma questa regione, come spesso è accaduto, fornirà anche stavolta la sua quota di docenti al Nord perché qui posti non ce ne sono e chissà se ce ne saranno in seguito.

Aerei a caro prezzo

«Ho nella borsa i biglietti aerei, il prezzo sembra quasi una beffa, siamo sotto Natale e i costi per tornare a casa sono piuttosto alti». Se per l’andata verso Milano un volo è costato a Roberta cinque euro, il ritorno ha avuto decisamente un altro sapore, più salato (150 euro). «Siamo tutti combattuti tra la paura di non farcela e il salto nel buio che ci aspetta se dovessimo partire davvero. Ma io spero di passare, ho lavorato duramente e in questo momento pieno di dubbi, la cosa più importante è afferrare il treno al volo, anche se costa tanto, anche se spaventa».