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Al via oggi il processo d’appello sulla strage di via Popilia, consumatasi all’inizio del nuovo secolo ai danni di Benito Aldo Chiodo e Francesco Tucci. Entrambi furono uccisi a Cosenza, da un commando di fuoco messo insieme dall’allora capo degli “zingari” di Cosenza, Francesco Bevilacqua, meglio conosciuto come “Franchino ‘i Mafarda“. Quest’ultimo si pentì, collaborando con la Dda di Catanzaro.
In primo grado, la Corte d’Assise di Cosenza aveva inflitto la pena dell’ergastolo a Fiore Abbruzzese detto “Nino” e Celestino Bevilacqua e Antonio Abruzzese, alias “Strusciatappine”, mentre i giudici avevano condannato a 30 anni di carcere Luigi Berlingieri, alias “Occhi di Ghiaccio“, e a 28 anni e 6 mesi di reclusione, Saverio Madio. Ora quindi il giudizio di secondo grado davanti alla Corte, presieduta dal presidente Capitò (giudice a latere Commodaro). (LEGGI LA SENTENZA DI PRIMO GRADO)
Strage di via Popilia, la perizia della difesa sull’arma fatta ritrovare dal pentito
Preliminarmente, la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, ha preso atto della nuova composizione del collegio difensivo e successivamente ha dato la parola all’avvocato Mariarosa Bugliari che, insieme a Francesco Boccia, difende Fiore Abbruzzese detto Nino. Secondo i consulenti balistici nominati dall’imputato, l’arma fatta ritrovare da Francesco Bevilacqua, ovvero “Franchino ‘i Mafarda“, non sarebbe quella utilizzata dal commando per uccidere Benito Aldo Chiodo e Francesco Tucci. Ciò emerge dalle analisi compiute da Sandro Lopez, il quale ha smontato (dal suo punto di vista) la perizia dell’accusa, redatta dall’ing. Vincenzo Mancino. Secondo la difesa, dunque, la consulenza esposta nell’udienza di oggi dimostrerebbe «senza ombra di dubbio» che l’espulsore dell’arma era integro, mentre negli omicidi di ‘ndrangheta di solito viene modificato. (LE DICHIARAZIONI DI MICETTO)
Inoltre, la difesa di Fiore Abbruzzese detto Nino ritiene che il collaboratore di giustizia abbia mentito anche nella ricostruzione del percorso utilizzato dal gruppo di fuoco per raggiungere il luogo in cui si trovavano le due vittime. Questa circostanza è stata messa nero su bianco da una consulenza giurata che ridisegna la mappa indicata da “Franchino ‘i Mafarda”. Una valutazione che serve a minare la credibilità del pentito.
Da “Drinkwater” alla strage di via Popilia
Infine, l’avvocato Francesco Boccia, ha prodotto un verbale di udienza relativo al processo “Drinkwater“, da dove si evince che il pentito Franco Bruzzese fosse già a conoscenza delle dichiarazioni di Francesco Bevilacqua, in quanto entrambi imputati nel medesimo procedimento penale. Secondo la difesa, quindi, l’ex capo società del clan “Rango-zingari”, avrebbe avuto la possibilità di leggere quelle dichiarazioni, visto il diritto di accedere agli atti del fascicolo.
Rispetto a tutto ciò, il procuratore generale Salvatore Di Maio, si è opposto a riaprire l’istruttoria dibattimentale, ritenendo sufficienti gli elementi raccolti nel processo di primo grado al fine di esprimere un giudizio circa la presunta colpevolezza dei cinque imputati. La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, si è riservata rinviando l’udienza al 25 febbraio 2022. Nel collegio difensivo ci sono gli avvocati Gianfranco Giunta, Rossana Cribari, Mariarosa Bugliari, Francesco Boccia, Nicola Rendace e Francesco Tomeo.