giovedì,Marzo 28 2024

Testa di Serpente, il caso dei fratelli Turboli e quelle somme non restituite da Arturi

Al centro della nuova udienza davanti al tribunale di Cosenza, un presunto caso di tentata estorsione tra un commercialista e i due imputati, Danilo e Alberto

Testa di Serpente, il caso dei fratelli Turboli e quelle somme non restituite da Arturi

Nuova udienza del processo “Testa di Serpente“, inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro, contro la famiglia Abbruzzese di via Popilia, ritenuta al vertice dello spaccio di droga in città, e un gruppo di persone che sarebbe stato vicino a Roberto Porcaro, presunto esponente di vertice della cosca “Lanzino-Patitucci” di Cosenza.

Testa di Serpente, chi è la persona offesa

In udienza, è stata la volta del controesame di Salvatore Arturi, persona offesa, nell’ambito di un presunto caso di tentata estorsione contestata ai fratelli Danilo e Alberto Turboli. La vittima, nota alle forze dell’ordine per reati di truffa, sostituzione di persona e calunnia, sarebbe stata picchiata e minacciata dai due imputati, i quali vantavano un credito di circa 1.200 euro nei confronti del commercialista di Cosenza, arrestato nel 2017 per aver finto di essere un docente Unical.

Testa di Serpente, i soldi dati dai fratelli Turboli al commercialista cosentino

Dal controesame condotto dall’avvocato Antonio Quintieri, difensore dei fratelli Turboli (Danilo in abbreviato è stato condannato con l’esclusione dell’aggravante mafiosa), è emersa una più precisa ricostruzione dei fatti. E’ stato appurato infatti che Danilo Turboli e Salvatore Arturi si erano conosciuti in carcere, e che i due imputati avevano deciso di rivolgersi alla persona offesa per aprire una lavanderia. I due fratelli, quindi, avevano dato una somma di denaro al professionista contabile, oltre a una serie di documenti personali, che dovevano servire per avviare l’attività commerciale. Nel corso dell’udienza inoltre sono state mostrate alla vittima anche delle scritture private tra le parti, che ha riconosciuto, ammettendo, incalzato dall’avvocato Quintieri, di non aver restituito interamente la cifra datagli dai Turboli e di essere stato picchiato più volte da Danilo.

Testa di Serpente, le contraddizioni su viale Parco

Per quanto riguarda la posizione di Alberto Turboli, la vittima, nella querela di parte, aveva riferito di essere stato minacciato dall’imputato mentre si trovava su viale Parco. Turboli, secondo quanto detto dal commercialista cosentino, sarebbe stato alla guida di una Mercedes color oro, mai detenuta secondo la difesa dal suo assistito, aggiungendo che nel giorno indicato nella denuncia, in realtà, viale Parco era chiuso da entrambi i lati, a seguito di un ricorso pendente presso il Tar di Catanzaro.

L’altra parte dell’udienza è stata dedicata a un’altra tentata estorsione, relativa alla posizione di Pasquale Germano, ma le persone sentite, ed esaminate dall’avvocato Paolo Pisani, non sono state precise nel raccontare i fatti per come erano stati illustrati nella fase delle indagini preliminari. Prossima seduta processuale fissata nel mese di aprile. Nel collegio difensivo figurano gli avvocati Filippo Cinnante, Giorgia Greco, Paolo Pisani, Antonio Quintieri, Fiorella Bozzarello, Francesco Boccia, Cristian Cristiano, Mariarosa Bugliari e Cesare Badolato.

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