Arresti a Cosenza, Antonio Lucà dal carcere ai domiciliari. Ma al momento è irreperibile
L'indagato è accusato di intestazione fittizia di beni di alcune auto di lusso utilizzate da Rosanna Garofalo e anche di cessione di cocaina, che sarebbe stata acquistata dal gruppo Abbruzzese
Arriva un’altra decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro, nell’ambito dell’inchiesta sugli arresti a Cosenza, eseguiti lo scorso 1 settembre dalla Dda di Catanzaro, coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri. I giudici del Tdl hanno parzialmente accolto l’istanza di revoca o modifica della misura cautelare nei confronti di Antonio Lucà, allo stato irreperibile, finito in carcere su ordine del gip Alfredo Ferraro.
Antonio Lucà, ora ai domiciliari, è accusato di intestazione fittizia di beni (con l’aggravante di aver agevolato la presunta confederazione mafiosa cosentina) e cessione di cocaina. Nel primo caso, la Dda di Catanzaro ritiene che l’indagato si sia procurato auto di lusso, intestandole a un parente di Rosanna Garofalo, all’epoca compagna di Francesco Patitucci, considerato il capo della presunta confederazione mafiosa tra Cosenza e Rende. Queste macchine, inoltre, sarebbero state utilizzate anche per andare nella sede carceraria, quale quella di Santa Maria Capua Vetere, a fare i colloqui con Patitucci. Tutto ciò, a dire dell’accusa, al fine di eludere le misure di prevenzione patrimoniale, relativamente alla posizione investigativa di Rosanna Garofalo.
Nel secondo caso, invece, Antonio Lucà avrebbe acquistato dal gruppo Abbruzzese “Banana” circa 400 grammi di cocaina per venderla poi al dettaglio. Contestazioni, quelle riportate nell’ordinanza cautelare, che hanno retto anche davanti al Riesame, considerato che la modifica della misura cautelare si basa essenzialmente sulle esigenze cautelari. Antonio Lucà è difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Matteo Cristiani.