In uno degli ultimi Plenum del Csm, è ritornato d’attualità, ma stavolta in via definitiva, lo scontro tra i magistrati Giuseppe Cozzolino e Marisa Manzini, rispettivamente pm ed ex procuratore aggiunto di Cosenza. L’attuale magistrato, in servizio presso la procura generale di Catanzaro, aveva querelato Cozzolino a Salerno, chiedendo di valutare ai colleghi, coordinati dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, le ipotesi di reato di diffamazione e calunnia (pratica archiviata a livello amministrativo a seguito di quella penale), relativamente ai documenti emersi nel corso dei lavori della prima commissione che di recente ha archiviato la pratica amministrativa per il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale e/o funzionale di entrambe i magistrati.

Cozzolino, infatti, presentando un esposto contro Marisa Manzini al Csm, aveva complicato il percorso professionale della stessa che in quel periodo concorreva sia per la procura di Castrovillari che per l’incarico di procuratore aggiunto di Catanzaro. Nel primo caso il Plenum aveva indicato Alessandro D’Alessio, proveniente dalla procura di Napoli, nel secondo invece aveva scelto Giulia Pantano, precedentemente in servizio presso la procura di Reggio Calabria.

L’assemblea plenaria, per i due bandi di concorso, aveva evidenziato che Marisa Manzini avesse agito “al di fuori” delle norme da osservare riguardo la gestione dei fascicoli, uno dei quali tolti a Cozzolino, per via di un’amicizia diretta con Carmine Potestio, all’epoca capo di Gabinetto del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto.

Che fosse amico di Potestio, il pm Cozzolino non lo ha mai negato, ma che lo avesse favorito in qualche indagine non è mai stato acclarato, in quanto l’allora braccio destro di Occhiuto, nel 2015, non era sotto osservazione della procura di Cosenza, nell’ambito del procedimento sugli “appalti spezzatino”, poi naufragato in dibattimento. Potestio infatti fu iscritto nel registro degli indagati soltanto nel 2016 e successivamente la sua posizione venne archiviata.

Questi aspetti di carattere amministrativo erano giunti addirittura sul tavolo della procura generale della Cassazione, titolata (insieme al ministro della Giustizia) a procedere a livello disciplinare contro i magistrati. Cosicché, tutti gli eventi erano stati analizzati in maniera approfondita dai magistrati che in terzo grado rappresentano l’accusa nei processi, giungendo alla conclusione che il pm Giuseppe Cozzolino, non aveva commesso alcun illecito disciplinare.

Le ipotesi d’incolpazione riguardavano, nel caso di Cozzolino, il fatto che lo stesso avesse un rapporto di conoscenza con il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto che, in quella fase, parliamo tra il 2017 e il 2018, aveva denunciato in procura a Cosenza, l’allora suo capo segretaria dello staff comunale, Giuseppe Cirò, accusandolo di aver fatto la “cresta” sui rimborsi pubblici. Una vicenda che si è già sviluppata a livello penale, con l’assoluzione di Occhiuto in primo grado, poi a sua volta accusato da Cirò di aver fatto lo stesso – sentenza già impugnata in appello dalla procura di Cosenza – dal rinvio a giudizio di Cirò, oggi a processo dinanzi al tribunale collegiale bruzio.

Quel fascicolo su Cirò e Occhiuto, e non solo, fu tolto al pm Cozzolino e consegnato al suo collega Giuseppe Visconti, il quale rappresenta l’accusa contro Cirò e in precedenza aveva chiesto la condanna di Occhiuto nel corso del rito abbreviato.

Per la procura generale della Cassazione, l’andamento dei fatti ha dimostrato come Cozzolino non avesse alcun tipo di frequentazione o stretta conoscenza con Mario Occhiuto, attuale senatore della Repubblica italiana, né che nel procedimento per le ipotesi di peculato e truffa contro Cirò e l’architetto cosentino, fossero coinvolti, a livello investigativo, sia Carmine Potestio, conosciuto dieci anni prima per via della sua attività imprenditoriale, che Pierluigi Caputo, all’epoca dei fatti presidente del Consiglio comunale di Cosenza. Insomma, il pm Cozzolino non era obbligato ad astenersi dalla trattazione del procedimento penale denominato “Rimborsopoli cosentina”. Pagina disciplinare dunque già chiusa e sepolta.