venerdì,Marzo 29 2024

Franco Pino racconta la sua affiliazione alla ‘ndrangheta. «Così diventai un boss»

Lo storico collaboratore di giustizia racconta la sua evoluzione criminale, dalla quale si evince che la "confederazione mafiosa" in città è sempre esistita

Franco Pino racconta la sua affiliazione alla ‘ndrangheta. «Così diventai un boss»

Franco Pino da boss di caratura elevata a collaboratore di giustizia. La sua storia criminale si intreccia con tanti soggetti che, dopo una lunga militanza nella ‘ndrangheta, hanno deciso di “saltare il fosso”, contribuendo ad arricchire le indagini dei magistrati antimafia.

Durante la sua collaborazione con la Dda di Catanzaro, Franco Pino ha dato una grossa mano agli investigatori, svelando dinamiche ed equilibri delle cosche cosentine e non solo. Famoso ormai il famoso summit mafioso di Nicotera, dove il gotha della ‘ndrangheta – dalla provincia di Reggio Calabria alla provincia di Cosenza – doveva decidere se accodarsi alla linea stragista di Cosa Nostra, la quale aveva messo in preventivo di fare la guerra allo Stato, o rimanere nei ranghi. Franco Pino era lì e non era d’accordo con i corleonesi.

Franco Pino, dalle estorsioni al contrabbando di sigarette

Ma la storia di Franco Pino non inizia negli anni ’90. Comincia infatti vent’anni prima, quando «facevo parte di un gruppo criminale all’epoca non tipicamente ‘ndranghetistico e più che altro dedito ad estorsioni, rapine e contrabbando di sigarette sul territorio di Cosenza. Questo gruppo faceva riferimento alla figura di Antonio Sena. Dal 1970 al 1977 questo gruppo ha vissuto alterne vicende criminali, a volte essendo più vicino alla figura di Luigi Palermo inteso “Zorro“, altre volte allontanandosene. Questo fino a quello che io definisco un salto di qualità criminale, avvenuto nel 1977, epoca in cui si giunge ad una vera e propria contrapposizione tra il gruppo Sena e quello Palermo/Perna».

L’omicidio di Luigi Palermo

La città di Cosenza si appresta ad entrare nella cosiddetta “guerra di mafia”, che causa vittime a iosa. E Franco Pino è lì. «Vi furono attentati allo stesso Sena e a Franco Perna, che però si salvarono. Questa fase culminò con l’omicidio di Luigi Palermo davanti al cinema “Garden” nel dicembre del 1977. Nella stessa epoca il mio gruppo comincia ad assumere una connotazione ed un riconoscimento ‘ndranghetistico. Prima io personalmente avevo soltanto conoscenze con esponenti di Gioia Tauro e di Crotone».

Franco Pino racconta la sua affiliazione alla ‘ndrangheta

A questo punto Franco Pino racconta la sua affiliazione alla ‘ndrangheta. «Nel 1976, infatti, vengo affiliato alla ‘ndrangheta dai fratelli Curcio di Cosenza (collegati ad Antonio Sena)» e «nel 1980-1981 nel carcere di Cosenza conobbi Nino Gangemi di Gioia Tauro, collegato alla famiglia Piromalli, e successivamente Umberto Bellocco di Rosarno. Io dai Curcio avevo ricevuto fino alla date della camorra e Gangemi mi disse che la mia situazione andava azzerata e le copiate cambiate, anche perché Curcio aveva commesso un’infamità accusandomi e non potevo portarlo in copiata».

Il boss Franco Pino, ecco chi aveva in “copiata”

Franco Pino, a quel punto, viene “spogliato” da Gangemi, e “rifatto”, «ottenendo da lui le doti di picciotto, camorra, sgarro, con nuovi nominativi in copiata quali Nino Pesce, Giuseppe Piromalli, Antonio Sena, Nino Gangemi e Franco Muto di Cetraro. Dopo qualche tempo arrivò in carcere anche Umberto Bellocco che volle conferirmi le superiori doti di ‘ndrangheta della Santa e del Vangelo e, dopo qualche mese, anche il trequartino; da questo punto in poi i nomi in copiata non erano più cinque ma tre. Fino alla dote della Santa in copiata avevo anche Gangemi. Per il Vangelo ed il trequartino ricordo che in copiata c’erano anche Umberto Bellocco medesimo, Franco Muto e Antonio Sena».

Franco Pino, da Raffaele Cutolo al pentimento

Il racconto di Franco Pino prosegue con l’arresto nel 1983 in una maxi-operazione sulla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, nella quale erano rimaste coinvolte circa 200 persone. «Da questa accusa fui poi scarcerato e uscii dal carcere». E prende il via il periodo più caldo a livello criminale, quello dal 1983 al 1987, «caratterizzato dalla guerra di mafia a Cosenza. In quel periodo sono stato anche coinvolto in vicende omicidiarie con i Piromalli anche nel nord Italia. Quando sono uscito di nuovo dal carcere nel 1987 è stata ratificata finalmente la pace a Cosenza e non ci sono stati più problemi di questo tipo fino all’epoca della mia collaborazione che risale al 1995. Dopo questa pace si stabilì che le estorsioni “grosse” (ad esempio quelle che riguardavano lavori su tratti autostradali o importanti lavori pubblici) venivano gestite in comune dalle famiglie e divise secondo una logica spartitoria». Ciò dimostrerebbe come i clan si “confederavano” anche all’epoca. Ecco perché le dichiarazioni di Franco Pino, secondo la Dda di Catanzaro, tornano sempre d’attualità.

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