L’INTERVISTA | I vantaggi economici delle fusioni, ecco il parere del docente dell’Unical Francesco Aiello
Quella tra Cosenza, Rende e Castrolibero potrebbe essere la più grossa unione di comuni in Italia: assieme all'esperto abbiamo cercato di caprine vantaggi e svantaggi
Potrebbe essere la più grossa fusione di comuni in Italia. L’unione fra Cosenza, Rende e Castrolibero darebbe infatti vita ad una città superiore ai centomila abitanti. Qualcosa di simile da anni si cerca di attivare in Abbruzzo con la realizzazione della grande Pescara, progetto che però al momento resta al palo.
Da questi parti, invece, l’idea della “grande Cosenza” sta conoscendo una improvvisa accelerazione. Ne abbiamo parlato con Francesco Aiello, docente di economia dell’Unical e fondatore di OpenCalabria, think tank economico sulla nostra regione.
Professore, perché promuovere le fusioni tra comuni?
«Da un punto di vista economico è indubbio che la motivazione principale è legata alla necessità di recuperare efficienza nell’offerta di servizi pubblici. In questo paese, è ormai largamente condiviso che la presenza di una pletora di comuni è fonte di sprechi e di inefficienze nell’amministrazione dei territori. Se l’indicatore di efficienza è la spesa per abitante, è chiaro che la razionalizzazione della finanza pubblica impone di affrontare il problema che la spesa pro-capite sostenuta in alcuni comuni per offrire la stessa varietà di servizi non può essere significativamente diversa di quella che si osserva in altri comuni».
Ma queste differenze di costo sono verificate in tutti i comuni?
«La spesa per abitante è altissima nei comuni con meno di 2-3mila abitanti e tende a diminuire all’aumentare della popolazione fino ad una certa dimensione “ottimale”, che oscilla attorno a 13-18mila residenti. Considerando tutti i servizi, quindi i costi totali dei comuni, l’andamento della spesa pro capite ha un andamento ad U, il che significa che nei grandi comuni aumenta l’inefficienza “aggregata” nella gestione dei servizi per la collettività».
In base a questa logica economica, le fusioni sono vantaggiose solo per i comuni piccoli…
«È certo che le fusioni sono vantaggiose per i piccoli comuni. Per questi non sono solo vantaggiose, ma anche necessarie, poiché oggi i servizi offerti ai cittadini di queste micro comunità sono risibili (e costano anche molto in termini pro capite!!). Tuttavia, l’analisi economica mostra che la spesa pro-capite di molti servizi ha un andamento irregolare, nel senso che ad un certo punto si appiattisce e cresce molto, ma solo per i comuni di grandissima dimensione. È questo il caso dei servizi generali di amministrazione, dei costi della viabilità, dell’anagrafe e del trasporto locale».
In questo scenario dove si collocherebbe la Citta Unica Cosenza-Rende?
«Con Cosenza e Rende avremmo una città di 100mila residenti, che diventerebbero circa 110mila con Castrolibero e 130mila con Montalto Uffugo. Il grosso vantaggio di questo progetto è che potrebbe far leva sulla prossimità geografica dei comuni pre-esistenti al fine di minimizzare i costi di coordinamento e di controllo delle attività amministrative. La popolazione oscillerebbe tra 100 e 130mila residenti, ossia questa nuova città ricadrebbe nella fascia dimensionale in cui i costi di alcune funzioni ad elevata intensità di capitale sono bassi. Si tratta della viabilità, dei trasporti pubblici e gestione del territorio, ossia tre aree di intervento su cui si potrebbe fare molto meglio rispetto alla varietà e alla qualità dei servizi che oggi godono i cittadini dell’area urbana di Cosenza».
Mi sembra che lei sia favorevole alla creazione della Città Unica Cosenza-Rende?
«Il livello di conurbazione che contraddistingue l’area compresa tra Cosenza, Rende, Castrolibero e Montalto Uffugo è tanto elevato da richiedere un nuovo modello di amministrazione dei servizi a capo di un comune. Non è un processo facile, perché occorre creare comunità, condivisione dal basso, studiare in dettaglio i vantaggi/svantaggi economici del progetto. Urge anche pensare sia ad una nuova politica sia a buone pratiche amministrative per evitare di creare dissesti finanziari degli enti locali. Non so se i tempi siano maturi per la sua istituzione, ma sono certo che la Città Unica sarebbe l’occasione giusta per amplificare il ruolo che questo territorio già svolge nel riscatto della Calabria».