In attesa che la Cassazione fissi l’udienza per valutare il ricorso presentato dalla difesa di Tiziana Mirabelli, 45enne rea confessa del delitto avvenuto il 14 febbraio scorso a Cosenza, in via Montegrappa, i carabinieri sono ritornati nella casa di Rocco Gioffrè per un esame irripetibile. Si tratta dell’apertura della cassaforte che, secondo quanto raccontato dalle cronache successive al delitto, sarebbe stata già aperta in quanto si ipotizzava, a sentire i figli della vittima, che l’anziano originario di San Fili avrebbe custodito nella cassetta di sicurezza una cifra elevata.

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I carabinieri, secondo quanto si apprende, non avrebbero trovato nessuna somma in contanti. Un luogo, quello dell’abitazione in cui viveva Rocco Gioffrè, ispezionato più volte dagli investigatori alla continua ricerca di ulteriori dettagli che possano chiarire la dinamica dell’evento di sangue. Ciò significa che la procura di Cosenza, coordinata dal procuratore capo Mario Spagnuolo, non è soddisfatta della ricostruzione offerta da Tiziana Mirabelli e cerca nuovi elementi da contestare alla donna cosentina.

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Alla versione fornita dall’assassina non ha creduto né il gip di Cosenza né il Riesame di Catanzaro. La misura cautelare della custodia in carcere non è stata modificata ed è per questo che la difesa, rappresentata dall’avvocato Cristian Cristiano, si è rivolta alla Corte di Cassazione per ottenere un parere favorevole circa la legittima difesa che, allo stato attuale, non è stata riconosciuta nella fase cautelare del procedimento. Questo infatti è uno dei punti principali del ricorso presentato dal penalista cosentino agli ermellini, di cui la nostra testata ha fornito un’ampia anticipazione nelle scorse settimane.