Turboli, dal rischio intercettazioni allo spaccio di droga: cosa dice il pentito
Il collaboratore ammette di aver aggredito un soggetto di Cosenza e racconta il rapporto tra Morrone e Porcaro
In uno dei verbali resi dal pentito Danilo Turboli emerge come egli avesse una certa predisposizione ad aggredire coloro i quali che non rispettavano gli “impegni” con il medesimo. Nel caso in esame, il collaboratore di giustizia di Cosenza parla di un soggetto a cui «ho ceduto sostanza stupefacente in quantitativi variabili dai 2 ai 5 grammi. Ricordo che in un’occasione lo colpii sulla testa con il suo tablet in quanto esasperato dal fatto che non si faceva trovare, non era puntuale nei pagamanenti e parlava troppo al telefono esponendoci a rischio di eventuali intercettazioni». Secondo Turboli il soggetto in questione «si dedicava allo spaccio di sostanze stupefacenti ed era anche un consumatore di sostanze stupefacenti».
Turboli spiega i rapporti tra Morrone e Porcaro
Turboli, avendo davanti il fascicolo fotografico, parla anche di Alessandro Morrone «dedito all’attività di spaccio di sostanze stupefacenti e all’attività di usura per conto di Roberto Porcaro. Ricordo che Morrone gestiva un gazebo in via Popilia nei pressi della scuola e in particolare vendeva frutta e verdura» e «durante le festività natalizie le stelle di Natale. Nel 2015-2016 non ricordo esattamente l’anno, nel periodo natalizio, mi recai da lui per acquistare un blocco di stelle di Natale per rivenderle e, in tale occasione, Morrone mi consegnava la somma di 1400 euro dicendomi che quel denaro era relativo al “materiale” che aveva acquistato da Porcaro. Quando mi disse questa parola, io capii che si trattava dei proventi dell’attività di spaccio in quanto Porcaro era solito definire la sostanza stupefacente “materiale“. La conferma che si trattasse proprio dei proventi dell’attività di spaccio la ebbi dallo stesso Porcaro che, quando gli consegnai il denaro mi chiese se gli stessi si riferissero al provento dello spaccio o all’usura. A tale domanda io risposi, ripetendo ciò che mi aveva detto Morrone, e cioè che il denaro era relativo al “materiale”».