Csm, Pierpaolo Bruni lascia Paola: è il nuovo procuratore di Santa Maria Capua Vetere
Il pm era alla guida della Procura del centro tirrenico dove ha condotto diverse indagini contro la pubblica amministrazione, accendendo i riflettori investigativi anche nel campo della sanità pubblica
Pierpaolo Bruni è il nuovo procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere. Il magistrato di Crotone, oggi 55enne, è stato nominato nella giornata odierna dal Plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, a seguito della delibera proposta dal consigliere togato indipendente Andrea Mirenda.
Una scelta che arriva dopo che la quinta commissione di Palazzo dei Marescialli aveva chiesto di ridiscutere la pratica del precedente Csm, per il quale il candidato idoneo a ricoprire l’incarico dell’ufficio direttivo campano era Marco Del Gaudio, attuale sostituto procuratore nazionale antimafia. Bruni lascia dopo sei anni la procura di Paola. Un curriculum di tutto rispetto quello del magistrato di Crotone che nel corso della sua lunga carriera ha contribuito fattivamente a debellare la ‘ndrangheta.
Per Bruni hanno votato i consiglieri Aimi, Bertolini, Bianchini, Ernesto Carbone, Cilenti, D’Ovidio, Eccer, Fontana, Giuffrè, Marchianò, Mazzola, Mirenda, Natoli, Nicotra, Paolini, Papa e Scaletta.
Del Gaudio, invece, ha ottenuto le preferenze dei consiglieri Abenavoli, Basilico, Bisogni, Maurizio Carbone, Cassano, Chiarelli, Cosentino, D’Auria, Forziati, Laganà, Miele, Morello, Romboli e Salvato.
Il percorso professionale del magistrato Pierpaolo Bruni
Il magistrato Bruni è entrato in magistratura il 24 febbraio del 1997 e dopo aver superato il tirocinio è stato assegnato al tribunale di Crotone con le funzioni di sostituto procuratore, occupandosi già in quella sede, con le applicazioni in Dda, del fenomeno mafioso. In particolar modo, lavorò all’indagine “Scacco Matto”, l’inchiesta antimafia contro la cosca di Nicolino Grande Aracri che a cavallo tra gli anni ’90 e gli inizi del nuovo secolo iniziò a creare il suo impero economico. Poi nel 2010 il passaggio ufficiale alla procura di Catanzaro, quale pm della Dda. E qui il magistrato Pierpaolo Bruni ha cominciato a costruire le basi per disarticolare le cosche vibonesi, ma soprattutto quelle del Cosentino.
Ma facciamo un passo indietro. Bruni dal 1998 al 2010 si è occupato di misure di prevenzione personali e patrimoniali antimafia nonché di una vasta gamma di reati: contro la pubblica amministrazione, societari, tributari, in materia di tutela dell’ambiente, contro il patrimonio e altri. Durante tale periodo, è stato applicato alla Procura Generale di Catanzaro.
E non solo. Dal 2000 al 2010 Bruni ha ottenuto plurime applicazioni alla Dda di Catanzaro, per la trattazione di 36 procedimenti e processi in materia di criminalità organizzata. A Cosenza e dintorni ha coordinato le indagini contro la cosca “Lanzino”, lavorando a stretto contatto sia con i carabinieri che con la polizia per catturare i super latitanti dell’epoca, Ettore Lanzino, capo storico dell’omonimo clan, e Franco Presta, killer al servizio del sodalizio mafioso degli italiani. Ha messo la sua firma inoltre nelle inchieste contro il clan degli “zingari” di Cosenza.
A cominciare da “Nuova Famiglia”, dove la Dda di Catanzaro mise fine al clan “Rango-zingari”, senza dimenticare “Doomsday”, “Acheruntia” e “Sistema Rende”. Le ultime due operazioni, tuttavia, hanno riguardato i presunti rapporti tra politica e mafia, due processi che ancora sono in corso sia in primo che in secondo grado. Infine, l’indagine contro l’ex sindaco di Castrolibero Orlandino Greco, oggi a processo dinanzi al tribunale collegiale di Cosenza.
Nel 2017, il magistrato crotonese Pierpaolo Bruni era stato nominato procuratore capo di Paola. Nel Tirreno cosentino ha portato a termine diverse inchieste contro la pubblica amministrazione, accendendo i riflettori investigativi anche nel campo della sanità pubblica. Ora lo attende una nuova sfida.
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