venerdì,Marzo 29 2024

COSENZA | Dagli esplosivi alla droga, il ritorno di Davide Aiello

Nell'inchiesta "Gentleman 2" figura come fornitore del gruppo di Cantinella, mancava dalle scene giudiziarie dai tempi del processo per il delitto Pezzulli

COSENZA | Dagli esplosivi alla droga, il ritorno di Davide Aiello

L’inchiesta “Gentlemen 2” segna anche il ritorno sulle scene giudiziarie di Davide Aiello, 60 anni da Rende, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, ma lontano dai disonori delle cronache da almeno un decennio. Di lui, infatti, non si parlava più in termini criminali dal 2013, anno in cui i Tribunali lo assolvono dall’accusa di aver preso parte all’omicidio di Carmine Pezzulli. Da allora, poco o nulla si è detto sul suo conto fino a pochi giorni fa, quando l’ultima operazione della Dda lo inquadra come grossista di marijuana per conto della presunta cellula di Corigliano-Cantinella guidata da Angelo Caravetta. Dalle indagini affiora il sospetto che Aiello si rifornisse in Sila da un altro indagato, Erminio Pezzi, ritenuto il produttore della sostanza che poi finiva nella disponibilità del gruppo coriglianese per essere spacciata. Anche per questo, la Procura di Catanzaro gli contesta oggi l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, unitamente a tre cessioni di stupefacente.

Un ritorno in grande stile, insomma, dopo gli spifferi dell’inchiesta “Reset” che avevano comunque lasciato presagire un rinnovato interesse investigativo nei suoi confronti. La maxi-operazione contro le cosche cosentine, infatti, lo ha solo lambito, tant’è che non figura nel novero dei 245 odierni imputati. Il pentito Celestino Abbruzzese lo indica come associato al gruppo di Michele Di Puppo con il compito di controllare «la zona di Arcavacata». Al riguardo, in “Reset” si dà atto solo di un incontro fra lui e il suo presunto capo, certificato da un paio di foto che li ritraggono a colloquio. Poi nient’altro.

Per saperne di più sul suo conto, dunque, bisogna attingere a un passato più o meno prossimo, i primi anni Duemila, periodo in cui diversi collaboratori di giustizia lo vogliono al soldo della cosca guidata da Domenico Cicero. Francesco Amodio lo definisce «esperto nell’utilizzo degli esplosivi», un’abilità che all’epoca il suo gruppo avrebbe sfruttato demandandogli l’esecuzione di attentati a scopo estorsivo. Negli anni successivi, sempre i pentiti lo inseriscono nel gruppo di fuoco della paranza di San Vito e in quanto tale autore del delitto di viale Cosmai.

Carmine Pezzulli era il contabile della cosca Cicero allora federata al clan Lanzino. Nel 2002 i suoi stessi accoliti lo accusano di aver sottratto un miliardo di vecchie lire dalla cassa dell’organizzazione e così, dopo un processo sommario, decidono di eliminarlo. Il 22 luglio del 2002 è a bordo della sua Fiat Panda, fermo sul ponte di Campagnano a quel tempo munito di semaforo, quando due sicari a bordo di una moto si affiancano e lo imbottiscono di proiettili. Pezzulli riesce a percorrere solo pochi metri prima che la sua auto sbandi e vada a infrangersi contro un lampione dopo aver invaso la carreggiata opposta.
Il crimine rimane insoluto fino al 2011, quando tre persone finiscono in carcere con l’accusa di essere i mandanti e l’esecutore materiale dell’omicidio. Quest’ultimo ruolo è assegnato proprio ad Aiello. Contro di lui e gli altri imputati ci sono le dichiarazioni dei soliti collaboratori di giustizia che alla fine, però, risulteranno generiche e imprecise a tal punto da decretare la sua assoluzione e quella di Francesco Chirillo. Il processo contro Domenico Cicero, invece, è ancora fermo al secondo grado di giudizio dopo una serie di annullamenti in Cassazione.