Cosenza, il vescovo “benedice” il corteo contro l’autonomia differenziata | VIDEO e FOTO
I manifestanti sfilano per le vie del centro e il discorso di Checchinato sul palco allestito in via Tocci conquista la folla
Massiccia partecipazione questa mattina a Cosenza per il corteo organizzato dalla Cgil e dalla Uil contro l’Autonomia differenziata. Il no convinto al ddl Calderoli ha messo d’accordo tutto il centrosinistra con il sindacato che è riuscito a far sfilare a pochi metri distanza esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle. Non solo, perché tra i rappresentati istituzionali c’erano anche gli rappresentanti del Comune di Rende con cui la stessa Cgil non è stata tenera di recente.
Le adesioni sono imponenti ed hanno abbracciato soprattutto il mondo politico. Hanno sfilato ex parlamentari come Enza Bruno Bossio, i consiglieri regionali Franco Iacucci, Mimmo Bevacqua e Stefano Tavernise, ma anche tutta una serie di amministratori locali, di associazioni, Proloco, costituzionalisti e docenti universitari. Insomma, la piazza è risultata molto eterogenea, ma assolutamente compatta nel ribadire il no al disegno di legge del ministro leghista.
Il corteo è partito da piazza Loreto, aperto dai gonfaloni delle amministrazioni comunali che hanno aderito all’iniziativa e si è arrestato poi in via Tocci. Quando monsignor Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza, ha preso la parola salendo sul palco allestito da Cgil e Uil ha riassunto tutto in poche parole: «Durante il corteo ho letto uno striscione bellissimo – ha detto -. Diceva che di differenziata ci piace soltanto quella della spazzatura». Gli applausi scroscianti della piazza hanno accompagnato il suo intervento dopo che ha “scortato” per le strade della città i manifestanti.
Il segretario provinciale della Cgil Massimiliano Ianni è stato netto: «Il ddl Calderoli innescherà gabbie salariali, la proposta deve essere ritirata nell’immediato – ha evidenziato -. No alla riforma, pertanto, perché dividerà l’Italia due parti: un Sud povero e un Nord ricco. Ora i parlamentari di centrosinistra dovranno riuscire a far ritirare il ddl dal tavolo, dal canto nostro siamo pronti allo sciopero. I lavoratori sarebbero quelli più penalizzati. I salari differenziati implicherebbero una maggiore retribuzione al settentrione. Impensabile».
Gli ha fatto eco Paolo Cretella, segretario provinciale della Uil Cosenza. «La manifestazione è ben riuscita – ha evidenziato -. Da Cosenza arriva un messaggio alla nazione, arrivano le parole di un Sud che vuole essere messo al pari del resto del Paese. Il ddl Calderoli va contro ciò che dice l’Europa, che dal canto suo ci spinge ad accorciare le distanze tra le varie aree dell’Italia. Invece il Parlamento si appresta ad un’ulteriore frammentazione per creare privilegi per pochi. Competenze come la Sanità devono rimanere di competenza del governo centrale».
Il consigliere regionale Davide Tavernise (M5S) ha ricordato che i pentastellati «nel primo governo Conte non contribuirono alla partenza di alcun iter sull’Autonomia differenziata». «È la Lega – ha aggiunto – che fa pubblicità, perché sa che senza gli 80 miliardi per i Lep non si va da nessuna parte. L’Italia non si divide, è unica e non si può acuire ulteriormente la differenza economica. Noi dobbiamo dare risposte in Regione e non stare con il cerino in mano. Spendiamo i soldi che abbiamo perché sono tanti: mi auguro che Occhiuto faccia meno parole in tema Sanità».
Franco Iacucci del Pd, infine, si è scagliato contro Roberto Occhiuto. «L’Autonomia differenziata di Calderoli ci penalizza e il nostro governatore contribuisce all’ambiguità del ddl perché si vanta di essere riuscito a fare modificare il secondo testo della proposta. Ma non è così. I Lep saranno determinati da una commissione paritetica, però per bilanciare la disuguaglianza tra nord e sud servono 80 miliardi di euro che non ci sono. È palesemente indirizzata verso il settentrione e verso quelle regioni leghiste che spingono per la sua attuazione. Avere Lep già consolidati, pertanto, non sarà possibile. Occhiuto se ne renda conto».