Droga a Cosenza, le “regole d’ingaggio” decise dagli “zingari” di Cassano Ionio
La Dda di Catanzaro analizza le posizioni di Maestri e Presta. Entrambi, secondo il pm Riello, farebbero parte dell'associazione dedita al narcotraffico operante nel quartiere di Lauropoli
Per corroborare la tesi secondo cui vi sarebbe un asse tra Cassano Ionio e Cosenza per il traffico di droga, la Dda di Catanzaro si è focalizzata su due posizioni che, dal punto di vista investigativo, aprono nuovi scenari nei rapporti tra i due gruppi degli “zingari” presenti in provincia di Cosenza. Per i magistrati antimafia, Gennaro Presta e Gianluca Maestri hanno rivelato, mentre parlavano tra di loro senza sapere di essere intercettati, di far parte della presunta associazione a delinquere dedita al narcotraffico.
Per il pm Alessandro Riello, che ha coordinato l’inchiesta, una «prova inconfutabile è sicuramente quella registrata nella giornata del 17 novembre 2019», un mese prima del blitz “Testa di Serpente“, «quando Maestri» si sarebbe recato da una donna «per consegnarle denaro e contemporaneamente aggiornarla sull’evoluzione del rapporto con gli “zingari” cassanesi». Conversazioni che sarebbero servite ad informare di conseguenza Gennaro Presta, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa, nel processo “Rango-zingari”.
Gli investigatori antimafia hanno anche scoperto che le “regole d’ingaggio“, circa le modalità e le tempistiche della vendita della droga, erano state imposte da Lauropoli, ma per un periodo le cose non sarebbero andate nel verso giusto, al punto che la Dda di Catanzaro ritiene che vi siano state alcune frizioni tra le due fazioni criminali.
Maestri, per far recapitare il messaggio in carcere a Presta, riferì questa frase: «Il compare degli… hanno parlato con l’italiano… che lui capisce…». E ancora: «E non la vogliono mandare più». Per la Dda di Catanzaro, il “compare” era Nicola Abbruzzese, detto “Semiasse“, anche se «non era chiaro se con tali parole si intendesse una completa sospensione relativamente alle forniture di droga o se, con maggiore probabilità, i cosentini non avrebbero più potuto godere di un trattamento privilegiato, consistente nel prezzo da pagare e nei tempi entro cui corrispondere il denaro».
Dalle carte emerge inoltre che «Maestri aveva ricevuto da “Semiasse” una partita di cocaina non particolarmente apprezzata nelle piazze di spaccio dell’hinterland cosentino». Questo sarebbe avvenuto nel 2018. Inoltre, «Maestri stava incontrando difficoltà nel recuperare il denaro provento di spaccio con cui avrebbe dovuto saldare la fornitura di droga concessagli in conto vendita dal cassanese». Ciò si evince, secondo la Dda, dalla frase pronunciata da Maestri secondo cui «c’era quell’altro problema… due mesi! Non riusciamo a raccogliere i soldi…!».
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