martedì,Giugno 17 2025

Porcaro e il tentativo di estorsione all’allevamento di lumache

Il pentito chiama in causa ancora una volta Francesco Greco e precisa alcune cose rispetto a quanto ricostruito nel capo d'imputazione dalla Dda di Catanzaro

Porcaro e il tentativo di estorsione all’allevamento di lumache

Nei verbali di Roberto Porcaro, depositati dalla Dda di Catanzaro, nell’udienza preliminare di “Reset“, emerge un tentativo di estorsione ai danni del titolare di un allevamento di lumache. Una storia che il collaboratore di giustizia racconta ai magistrati di Catanzaro, offrendo una versione diversa rispetto a quella ricostruita nel capo d’imputazione.

L’ex boss degli italiani infatti afferma di voler precisare alcune cose rispetto a questa vicenda giudiziaria. Di certo, Porcaro da settembre ad aprile sembra avere avuto modo di leggere tutta l’ordinanza, nelle parti che lo riguarda, essendo in grado di ricordare tanti dettagli che, a suo dire, non sono stati valutati correttamente. Ed è per questo che «con riferimento al capo 12 ammetto le mie responsabilità in qualità di mandante ma devo fare delle precisazioni in tal senso. In primo luogo voglio chiarire che ho commissionato il compimento dell’atto intimidatorio di cui alla contestazione in oggetto al solo Francesco Greco. E’ stato poi Francesco Greco di sua iniziativa a farsi accompagnare da Armando De Vuono. Sia in questo caso che nella precedente occasione quando Greco si faceva accompagnare da De Vuono per il compimento di questi atti intimidatori me lo comunicava» dichiara Porcaro ai pm antimafia.

«In secondo luogo voglio precisare che» i titolari dell’allevamento di lumache «mi furono segnalati come possibile obiettivo di una estorsione» da parte di un altro soggetto «che abitava o comunque frequentava la zona dove si trova il terreno di proprietà» dell’uomo, «dove abbiamo collocato le bottigliette». I fratelli oggetto delle “attenzioni” criminali di Porcaro «per quanto ricordi all’epoca stavano allestendo all’interno di questi terreni un allevamento di lumache. In buona sostanza» l’uomo amico di Porcaro, riferisce il pentito, «mi diceva di collocare la bottiglietta con il liquido infiammabile in modo tale che» le persone offese «si sarebbero sicuramente rivolti a lui per chiedere una intermediazione. A quel punto laddove ciò fosse realmente accaduto avremmo formulato la richiesta estorsiva ed io avrei dato» al soggetto “terzo” «una parte del provento eventualmente ricavato. Tuttavia – conclude Porcaro – l’atto intimidatorio non enbe alcun seguito perché i proprietari del terreno non si rivolsero a nessuno e quindi anche questa vicenda estorsiva si arrestò allo stadio del tentativo».

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