sabato,Ottobre 5 2024

La Dda su Nicola Acri e Ciro Nigro: «Pentiti attendibili sulla “lupara bianca”»

La procura antimafia di Catanzaro dà atto ai due collaboratori di giustizia di aver fornito elementi nuovi sull'omicidio di Salvatore Di Cicco

La Dda su Nicola Acri e Ciro Nigro: «Pentiti attendibili sulla “lupara bianca”»

Quanti omicidi sono stati commessi nella Piana di Sibari? Tanti negli ultimi anni. Più di dieci dal 2018 ad oggi, contando anche i casi di “lupara bianca“, modalità utilizzata dalla ‘ndrangheta anche in passato. Lo ha accertato la Dda di Catanzaro, sostenendo le richieste di misura cautelare in carcere per i presunti mandanti ed esecutori dei due delitti di mafia di Salvatore Di Cicco e Andrea Sacchetti.

Chiuso il cerchio su Di Cicco e Sacchetti

Ma come valuta la procura antimafia di Catanzaro l’apporto dichiarativo dei collaboratori di giustizia Nicola Acri e Ciro Nigro? Nel primo caso parliamo dell’ex boss di Rossano, storico alleato degli “Abbruzzese” di Cassano Ionio, mentre nel secondo del “braccio destro” di Occhi di Ghiaccio, partecipe dell’omicidio di Salvatore Di Cicco, commesso congiuntamente dalla ‘ndrangheta cosentina e crotonese il 1 settembre del 2001 a Torretta di Crucoli. Come dicevamo, la Dda di Catanzaro ritiene (ad oggi) che i due pentiti siano affidabili visto che le indagini pregresse, unitamente alle rispettive propalazioni, hanno permesso di chiudere il cerchio su Di Cicco e Sacchetti.

‘Ndrangheta nella Sibaritide, cosa scrive la Dda su Nicola Acri e Ciro Nigro

«Ciro Nigro e Nicola Acri, per come emerso dal loro racconto e dalle sentenze passate in giudicato che ne verificano la loro posizione apicale in seno ai gruppi criminali dell’alto jonio cosentino in cui matura l’omicidio» di Salvatore Di Cicco, «denotano un sicuro criterio di affidabilità e vicinanza rispetto al fatto che si intende provare, senza potersi arguire alcun intento calunnioso».

«Si consideri – scrive la procura antimafia di Catanzaro – come sono stati proprio i collaboratori di giustizia a svelare, per la prima volta, i retroscena dell’omicidio di Salvatore Di Cicco, legato alla famiglia criminale degli Abbruzzese di Cassano Ionio, assumendosene, entrambi, la piena responsabilità».

Un classico caso di “lupara bianca”

«L’omicidio di Salvatore Di Cicco – continua la Dda di Catanzaro – sino all’apporto fornito dai due collaboratori di giustizia era da considerarsi un classico caso di “lupara bianca“, nel cui ambito non era stata mossa alcuna contestazione, in quanto le indagini sino a quel momento non avevano prodotto elementi significativi. Al medesimo tempo, si sono già passate in rassegna le verifiche estreme della polizia giudiziaria (stato dei luoghi, acquisizioni di intercettazioni etc) che ben corroborano il quadro di riferimento inerente la causale dell’omicidio e la stessa riferibilità ai sodalizi in cui i propalanti militavano con posizione di apicalità».