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Delle tante attività illecite riferite dal pentito Francesco Greco, ce n’è una che riguarda una persona offesa vittima due volte di usura dagli esponenti della presunta confederazione mafiosa operante tra Cosenza, Rende e Roggiano Gravina. Il collaboratore di giustizia racconta il fatto ai magistrati Vito Valerio e Corrado Cubellotti in uno dei primi verbali resi davanti alla Dda di Catanzaro. Verbali depositati e acquisiti nel processo abbreviato di “Reset“, in corso di svolgimento nell’aula bunker di Catanzaro.
Usura a Cosenza, il racconto di Greco
L’ex “braccio destro” di Roberto Porcaro riferisce che l’uomo in questione «aveva preso un prestito di 2000 euro da Roberto Porcaro al tasso usuraio del 10% mensile. Provvedevo alla riscossione della rata mensile personalmente, da questa riscossione avrei dovuto trattenere, in accordo con porcaro, la metà dei soldi», ma poiché, aggiunge Greco, la vittima «era un mio amico, raccoglievo soltanto la somma di 100 euro che consegnavo a Porcaro».
Tra il 2017 e il 2018, «succede che Luigi Avolio», altro imputato di “Reset“, per il tramite di un uomo parente di un altro presunto elemento della confederazione mafiosa cosentina, «mi chiese di portargli a casa» la persona offesa «perché voleva parlarli, in relazione a un altro debito di usura contratto con Avolio», il quale «picchiò», la persona offesa, «colpendolo con uno schiaffo per intimargli di pagare la somma dovuta».
Secondo quanto dichiarato dal pentito Greco, «il prestito di Avolio corrispondeva a 2mila euro con un tasso usurario del 20% mensile», ma Avolio «non sapeva che», la vittima, «era sotto usura anche di Roberto Porcaro», che sarebbe stato informato sulla vicenda dallo stesso Greco. E quel punto l’ex “reggente” del clan “Lanzino-Patitucci” di Cosenza «mi incaricò di recarmi da Luigi Avolio e di intimargli di non premettersi più di toccare un soggetto vicino a me a Porcaro».
Lettera dal carcere per Porcaro
«Qualche mese dopo – dichiara Greco – Porcaro ricevette una lettera dal carcere di Cosenza da Salvatore Ariello che fu consegnata a Porcaro da Danilo Turboli, detenuto in quel periodo nello stesso carcere di Ariello, ed uscito in permesso premio. Il periodo era fine 2017» aggiunge il pentito. «Per come riferitomi dallo stesso Porcaro, nella lettera Ariello, spiegava che» la persona offesa «era sotto usura da parte di Avolio, con i soldi che aveva messo a disposizione lo stesso Aiello. Inoltre, Porcaro mi spiegava – evidenzia il collaboratore di giustizia – che, in effetti, Luigi Avolio era un soggetto a disposizione dell’associazione per attività illecite di varia natura».
Greco ritiene che la vittima abbia saldato il debito “usuraio” con i suoi “ex sodali”, rivelando che lo stesso soggetto sarebbe stato poi vittima di usura anche «dai fratelli Pranno, in riferimento a un prestito di 500 euro». Il pentito spiega che la somma sarebbe stata poi recuperata attraverso un avvocato che in quella fase stava curando alla vittima un risarcimento da parte di un’assicurazione.