domenica,Novembre 3 2024

Matilde Lanzino si stringe alla famiglia di Giulia Cecchettin: «Siamo in ginocchio di fronte a questa ragazza a cui chiediamo perdono»

La presidente della Fondazione intitolata a Roberta sull’ultimo efferato femminicidio: «Questa violenza di genere è un cancro che uccide solo le donne». Seminario a Cosenza sulle novità introdotte dalla riforma Cartabia con il Centro Antiviolenza e l'Ordine degli Avvocati

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«Siamo in ginocchio di fronte a questa ragazza a cui chiediamo perdono. Ma è un perdono tardivo». Matilde Spadafora Lanzino ha il volto della sofferenza nel commentare l’ultimo, ennesimo caso di femminicidio, quello della giovane Giulia Cecchettin, assassinata dall’ex fidanzato Filippo Turetta, arrestato in Germania dopo una breve fuga.

La presidente della Fondazione intitolata alla figlia Roberta, violentata e poi uccisa nelle campagne di Falconara Albanese nel luglio del 1988 in circostanze non ancora chiarite dalla magistratura, in Calabria è un baluardo del contrasto alla violenza di genere: «Un cancro che uccide solo le donne» ha detto a margine di una iniziativa di formazione, organizzata nella biblioteca Michele Arnoni del tribunale di Cosenza, insieme al centro antiviolenza Roberta Lanzino e con il patrocinio dell’Ordine degli avvocati presieduto da Ornella Nucci, sui profili civilistici e penalistici dell’applicazione della riforma Cartabia ai reati inerenti appunto la violenza di genere. 

Abusi familiari, violenza domestica, giustizia riparativa alcuni dei temi trattati nella prima sessione di lavoro, introdotta dai saluti, tra gli altri, del presidente della Camera Penale Fausto Gullo di Cosenza Roberto Le Pera e di Antonella Veltri, Presidente di D.i.RE., Donne in Rete contro la violenza. Nel corso della tavola rotonda moderata da Massimo Clausi, direttore di Cosenza Channel, con gli interventi di Chiara Gravina, avvocata del Centro contro la violenza alle donne Roberta Lanzino, della civilista del foro di Cosenza Rosa Masi e di Paola Garofalo, rappresentante della Casa Rifugio Mondo Rosa di Catanzaro, Donatella Donato, sostituto procuratore della Repubblica di Cosenza, sono emerse alcune contraddizioni del sistema giudiziario soprattutto quando, in un medesimo caso, intervengono contestualmente la giustizia civile e quella penale.

Muovendosi lungo direttrici differenti che non sempre dialogano o si incrociano, non è raro che possano registrarsi storture o criticità per esempio laddove il giudice civile accorda il diritto di visita dei figli ad uno dei genitori che magari si trova contestualmente sotto indagine per maltrattamenti in famiglia. Oppure rispetto all’applicazione dell’istituto della giustizia riparativa nei casi di violenza di genere. Nella seconda sessione, quella pomeridiana, si è registrata la partecipazione dei giovani della scuola forense con la partecipazione di Tiziana Cadavero e Giusi Pontieri, legali della Fondazione Lanzino.

«La mattanza delle donne in Italia deve farci riflettere: è un fenomeno strutturale e culturale spesso derivante da dinamiche di violenza di genere non riconosciute oppure sottovalutate. Anche dalle istituzioni – ha sostenuto Chiara Gravina – Per questo i centri antiviolenza devono essere attivamente coinvolti per la competenza dei loro operatori, maturata in oltre trent’anni di attività condotte in tutta Italia. Si parla spesso di formazione ma di fatto mancano le risorse per attivarla a livello multidisciplinare, con il coinvolgimento delle scuole, degli operatori di giustizia, dei servizi sociali. La prevenzione, affinché sia efficace, va pianificata con risorse adeguate e deve essere costante. Gli eventi spot del 25 novembre (giornata mondiale contro la violenza alle donne, ndr) e dell’otto marzo non lasciano traccia se non si insiste sul tema per 365 giorni all’anno».

Chiara Gravina ha messo inoltre in evidenza che le norme in vigore sono valide, se correttamente applicate «alla tutela delle vittime di violenza domestica». Ma in molte situazioni, insiste, la giustizia va in corto circuito facendo saltare il livello di protezione «per radicati convincimenti e pregiudizi nei confronti delle donne, difficili da estirpare». 

Secondo la presidente dell’ordine degli avvocati di Cosenza Ornella Nucci «Ogni giorno è necessario investire nella lotta contro la violenza alle donne perché ormai c’è una recrudescenza che non trova giustificazioni. Noi abbiamo le nostre armi della parola e della diffusione della cultura della non violenza mentre sotto il profilo dell’ordinamento giudiziario, le misure che vanno nella direzione di intervenire immediatamente laddove si verificano gravi fatti, si sono fatti importanti passi in avanti. Tuttavia – ha precisato – la giustizia interviene a valle di un processo innescato probabilmente da un problema educativo. Per questo dobbiamo diffondere l’educazione ai sentimenti, iniziando dalle scuole. Perché alla base della violenza c’è senza dubbio una diseducazione sul punto. E la violenza è ormai dilagante». Nelle interviste in apertura di articolo, realizzate con le riprese di Vincenzo Ciacco, le voci di Matilde Spadafora Lanzino, Ornella Nucci e Chiara Gravina.

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