lunedì,Aprile 29 2024

‘Ndrangheta, i nuovi verbali di Barone: le accuse a un imputato di “Reset”

Il collaboratore di giustizia parla di un soggetto vicino a Michele Di Puppo che lo avrebbe accompagnato davanti alla sede di un'azienda a Montalto Uffugo per posizionare una bottiglietta incendiaria

‘Ndrangheta, i nuovi verbali di Barone: le accuse a un imputato di “Reset”

La foto a corredo dell’articolo che vi proponiamo di leggere ritrae Ivan Barone, ex esponente del clan degli “zingari” di Cosenza, mentre si avvicina alla porta d’ingresso di una società, con sede legale a Montalto Uffugo, che opera nel campo degli autovelox. L’intenzione dell’allora presunto partecipe della cosca degli Abbruzzese “Banana” è quella di piazzare una bottiglietta incendiaria a scopo intimidatorio. L’ordine sarebbe partito da Cassano Ionio, nella persona di Nicola Abbruzzese, alias “Semiasse”, con il sostegno criminale di Michele Di Puppo, ritenuto dalla Dda di Catanzaro, “l’alter ego” del boss di Cosenza Francesco Patitucci, e di Gianluca Maestri, indicato quale soggetto vicino sia ai “Banana” di Cosenza, e agli Abbruzzese di Cassano Ionio.

La vicenda giudiziaria è finita agli atti del procedimento penale “Athena“, la grande inchiesta antimafia contro i clan della Piana di Sibari. La Dda di Catanzaro, nel caso in esame, ritiene che le cosche un tempo acerrime nemiche, visto l’enorme spargimento di sangue avvenuto tra la fine degli anni novanta e l’inizio del nuovo secolo, oggi siano alleate. Parliamo ovviamente degli Abbruzzese e dei Forastefano. Nell’indagine quindi si ripercorre la presunta tentata estorsione mafiosa che oggi viene arricchita dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Ivan Barone.

Rispetto al capo d’imputazione riportato nell’ordinanza di custodia cautelare, il pentito Ivan Barone ha aggiunto un altro elemento indiziario, parlando di un altro soggetto che avrebbe partecipato all’evento delittuoso. Il collaboratore infatti accusa un imputato di “Reset” di averlo accompagnato a Montalto Uffugo per eseguire gli ordini dei suoi “superiori“.

«Ricordo un episodio intimidatorio che avvenne agli inizi del 2020 o del 2021 (adesso non ricordo bene)», ma in realtà le date a cui fa riferimento l’autorità giudiziaria sono quelle del 23 gennaio 2020 e del 21 febbraio dello stesso anno, ovvero qualche giorno prima che nel mondo scoppiasse la pandemia da “Covid-19“. L’azienda finita nel mirino della ‘ndrangheta era quella con sede a Montalto Uffugo e «un ufficio anche nei pressi di via Popilia a Cosenza».

Barone ricorda di aver partecipato a una riunione «nei pressi di un campo di calcetto vicino il PalaGarden», alla quale erano presenti, oltre a me, Michele Di Puppo, Nicola Abbruzzese detto “semiasse” che conosco come un boss di Cassano Ionio, e Gianluca Maestri». L’intenzione della malavita cosentina e cassanese era quella di «piegare i proprietari dell’azienda» e aggiunge di essere stato incaricato di «piazzare una bottiglietta contenente liquido infiammabile, con un accendino legato con lo scotch, davanti alla sede dell’azienda a Montalto Uffugo».

Ad accompagnare Barone, secondo quanto dichiarato dal collaboratore, sarebbe stato un uomo «anche lui facente parte della criminalità organizzata di Cosenza» e riferisce che i due si sarebbero recati sul posto a bordo di una Lancia Ypsilon vecchio tipo di colore grigio» di proprietà del soggetto vicino a Di Puppo. L’uomo che avrebbe partecipato all’azione intimidatoria «era ben consapevole dell’azione estorsiva che stavamo compiendo». Ma il caso non finisce qui…

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