Mancava l’aggravante della finalità mafiosa, ma ora c’è pure quella. L’indagine innescata lo scorso 21 dicembre dal ritrovamento, in un appartamento nei pressi di via degli Stadi, di un trolley con dentro 389mila euro, passa ufficialmente in mano alla Dda di Catanzaro. Non a caso, al sequestro probatorio eseguito nell’immediatezza dai carabinieri, si è associato nelle scorse ore quello preventivo chiesto dalla Procura antimafia.

Un provvedimento che è arrivato proprio alla vigilia della discussione davanti al Riesame reale di Cosenza chiesta dagli avvocati Giorgia Greco e Tanja Argirò, difensori di Salvatore Guido, ovvero l’uomo trovato in possesso della scottantissima valigia. Il loro proposito era quello di dare battaglia per chiedere il dissequestro di quel denaro, ma le emergenze dell’ultima ora hanno reso inattuale l’appuntamento odierno in aula. Se ne riparlerà a data da destinarsi, però davanti a un altro Tribunale del Riesame: quello di Catanzaro.

È la prima novità del giorno. La seconda è che l’accusa mossa nei confronti del fin qui incensurato Guido è stata aggiornata in favoreggiamento aggravato dalle finalità mafiose. E non solo. La Dda lo ritiene un semplice custode e i sospetti investigativi su chi sia il reale proprietario di quel tesoro non sono più orientati verso il boss Roberto Porcaro, ma si concentrano sulla sua ex moglie Silvia Guido, sorella di Salvatore, detenuta al pari del suo precedente marito nell’ambito dell’inchiesta “Reset”.  

Secondo la Dda, è lei che avrebbe tentato di favorire l’attuale indagato che, all’atto del rinvenimento del trolley, non era riuscito a giustificare in alcun modo la presenza in casa sua di quel piccolo capitale in banconote, suddivise in mazzette da diecimila euro ciascuna. A questo punto, se ne riparlerà in tribunale.