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Il 7 giugno 2024, il Tribunale del Lavoro di Roma ha emesso una sentenza storica, condannando il Ministero dell’Istruzione e del Merito per l’uso scorretto dell’algoritmo di assegnazione delle supplenze. La sentenza rappresenta una vittoria significativa per la docente che era stata esclusa e scavalcata dal sistema, riconoscendole il diritto alla retribuzione che avrebbe percepito in caso di conferimento di supplenza annuale, oltre agli interessi maturati e alla regolarizzazione contributiva presso l’INPS. Questo verdetto non solo ha risolto una singola controversia, ma ha anche sollevato importanti questioni sull’equità e l’efficacia dei meccanismi di assegnazione delle supplenze.
Interpretazione dell’Articolo 12 dell’O.M. 112/2022
Il Tribunale di Roma ha basato la sua decisione sull’interpretazione dell’articolo 12 dell’O.M. 112/2022, ora trasposto nella nuova O.M. 88/2024. Seguendo l’interpretazione della Corte d’Appello di Genova – Sezione Lavoro, il Tribunale ha concluso che le disposizioni relative alle “ulteriori fasi di attribuzione” devono essere lette in connessione con le clausole precedenti, che specificano le ipotesi in cui il rifacimento delle operazioni di conferimento non è possibile: l’assegnazione dell’incarico e la rinuncia all’incarico. Al di fuori di queste ipotesi, le fasi di attribuzione successive devono avvenire mediante il “rifacimento” delle operazioni di conferimento, non semplicemente scorrendo la graduatoria oltre l’ultimo candidato trattato.
La logica della graduatoria
Il Tribunale ha chiarito che, secondo il quinto comma dell’articolo, l’assegnazione degli aspiranti deve avvenire «nell’ordine delle classi di concorso o tipologia di posto indicato e delle preferenze espresse sulla base della posizione occupata in graduatoria». La tesi del Ministero, che ammette la possibilità di assegnare l’incarico a un candidato collocato in posizione inferiore, contrasta con questa logica. Tale possibilità introduce elementi imponderabili e estranei ai titoli posseduti dagli aspiranti, come il momento in cui la posizione si rende disponibile, distorcendo il processo di assegnazione.
Il Tribunale ha sottolineato che una lettura della norma che permetta la preferenza di candidati in posizioni inferiori non è coerente con i principi generali di buon andamento ed efficienza della pubblica amministrazione. Il meccanismo di assegnazione delle supplenze, delineato dall’articolo 12, richiede un’applicazione sistematica delle diverse disposizioni regolatrici per essere razionale e trasparente. Il criterio suggerito dal Ministero, al contrario, rischia di compromettere l’equità e l’efficacia dell’intero processo.
Un altro punto fondamentale della sentenza riguarda l’onere della prova. Il Tribunale di Roma ha ribadito che spetta al datore di lavoro pubblico dimostrare di aver operato correttamente, in applicazione del principio di vicinanza della prova. Questo principio si basa sul fatto che l’amministrazione scolastica, che gestisce le assegnazioni a tempo determinato, è l’unica ad avere accesso a tutte le informazioni rilevanti (domande, punteggi, ordine di preferenze, eventuali titoli di priorità). Di conseguenza, è responsabilità del Ministero dimostrare che le operazioni di conferimento sono state eseguite correttamente.
Condanna del ministero dell’Istruzione, le implicazioni future
Alla luce di tutte queste considerazioni, il giudice dott. Rigato ha concluso che la condotta del Ministero è stata illegittima. La sentenza ha disposto un ristoro economico per un anno di mancato insegnamento e il relativo punteggio annuale, restituendo così alla docente la posizione che le era stata ingiustamente negata. Questo verdetto non solo risarcisce la docente per il danno subito, ma stabilisce anche un precedente importante per casi futuri, indicando chiaramente che il Ministero deve rispettare rigorosamente i criteri di assegnazione stabiliti dalle normative.
In conclusione, la sentenza del Tribunale del Lavoro di Roma rappresenta un passo significativo verso la giustizia e la trasparenza nelle assegnazioni delle supplenze. La critica all’uso dell’algoritmo e l’insistenza sulla corretta interpretazione delle norme evidenziano l’importanza di processi equi e trasparenti nella pubblica amministrazione. Per le future assegnazioni, sarà fondamentale che il Ministero dell’Istruzione adotti misure che garantiscano il rispetto delle graduatorie e delle preferenze degli aspiranti, evitando interpretazioni che possano compromettere l’equità del sistema.