Referendum per la città unica, Santi Giuffré spiega la “neutralità” di Rende
A differenza delle giunte comunali di Cosenza e Castrolibero la terna commissariale non ha presentato ricorso, uno di loro difende questa scelta
Nel corso dell’iniziativa promossa lo scorso 18 ottobre al Museo del Presente di Rende da partiti, associazioni e movimenti contrari alla fusione del municipio del Campagnano con quelli di Cosenza e Rende, alcuni relatori, in particolare Amerigo Castiglione, ex consigliere comunale e coordinatore de La Primavera di Rende, non hanno mancato di criticare il passivo atteggiamento della terna prefettizia attualmente in carica alla guida dell’amministrazione, rispetto all’iter procedurale attivato dal consiglio regionale per arrivare alla costituzione di un comune unico dell’area urbana. Per cui, mentre la giunta di Palazzo dei Bruzi con in testa il sindaco Franz Caruso, e quella di Castrolibero retta da Orlandino Greco, hanno proposto ricorso al Tar contro il provvedimento che ha portato alla convocazione del referendum consultivo per il primo dicembre, a Rende nessuna iniziativa è stata assunta dall’ente pubblico per contrastarne l’eventuale scomparsa.
«Il comune rischia l’estinzione ed i commissari non hanno battuto ciglio – aveva dichiarato Amerigo Castiglione – È una loro decisione rispettabile fino a un certo punto. Perché rappresentano la comunità di Rende e dovrebbero intervenire laddove i diritti della comunità stessa possano essere lesi. Ogni cittadino dovrebbe sentirsi offeso di questa imposizione che giunge dall’alto, da pochi consiglieri regionali che dovrebbero occuparsi di ben altre priorità».
Ma secondo Santi Giuffrè, componente della terna prefettizia che guida, insieme a Rosa Correale e Michele Albertini, il comune di Rende dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, nessuna iniziativa in merito deve essere assunta. «In qualità di commissari – spiega al nostro network – rivestiamo un ruolo istituzionale che ci obbliga al rispetto delle norme. E nella specifica circostanza, la convocazione del referendum è riferita all’applicazione di una legge vigente della Regione, quindi di un ente pubblico, da osservare. I cittadini hanno l’opportunità di esprimersi liberamente attraverso le urne. In maniera diretta e senza la necessità che chi li rappresenta debba prendere una posizione. Per cui parola alle urne».