Cambiamenti climatici, dalle spiagge di novembre al commercio in crisi: cosa succede a Cosenza?
Viaggio all’interno del fenomeno nella nostra regione: cos’è, quali conseguenze ha sull’economia e cosa potrebbe cambiare nei prossimi anni
Un problema ormai sotto gli occhi di tutti: i cambiamenti climatici, ormai piaga del ventunesimo secolo, sono evidenti in ogni aspetto della vita quotidiana. Dal cibo al vestiario, dalle vacanze all’economia, le temperature anomale stanno condizionando tutto. Ma di cosa si tratta? E, soprattutto, quali impatti ha e rischia di avere in Calabria?
Cosa sono i cambiamenti climatici
Sebbene l’evidenza dei cambiamenti climatici sia nello stile di vita di tutti, la definizione rimane ancora lontana. Si tratta dell’insieme di variazioni sulle temperature che condizionano tutto il mondo, da polo a polo, causati dall’intervento dell’uomo. L’utilizzo eccessivo di CO2, per esempio, fra il traffico delle grandi città e le discariche di rifiuti: si stima che la sola Pechino abbia aumentato, nel 2023, le proprie emissioni di oltre mezzo miliardo di tonnellate.
Negli ultimi due anni le temperature sono aumentate di un grado e dieci nel 2022 e nel 2023. Nel 2021 “solo” di 0,7 gradi. Un aumento che, in Italia, riguarda soprattutto la nostra regione.
Temperature anomale in tutta la regione
La Calabria, insieme alla Sicilia, è la regione italiana più vicina alla fascia climatica tropicale. Una fascia che comprende i territori equatoriali e che si sta pericolosamente allargando fino a comprendere le regioni più prossime, soprattutto quelle che si affacciano sul mar Mediterraneo che, come spiegato dalla docente Unical Daniela Biondi, è diventato ormai un hotspot climatico. Questo significa che i cambiamenti climatici in Calabria, all’interno dell’area mediterranea, vanno più veloce rispetto alle altre zone del mondo. La causa di quest’accelerazione risiede nella conformazione del territorio ma anche nell’intervento dell’uomo e nell’antropizzazione di aree a rischio.
Da qui, l’aumento delle temperature, l’evidenza più prossima del cambiamento climatico: nel 1994 in Calabria la temperatura media di ottobre registrata dalla stazione meteo di Cosenza era di 18.3°; lo scorso mese è stata di 20.3°. Un aumento di due gradi totali in trent’anni, di 0.9 invece se si considera l’ultimo decennio, dal 2014 a oggi. Dati che lasciano poco spazio all’immaginazione.
Le cause dei cambiamenti climatici
Ma da cosa deriva questo innalzamento graduale e costante delle temperature? Detto dell’inquinamento da CO2, argomento che da almeno trent’anni riempie le prime pagine dei giornali, l’industrializzazione sempre più rapida delle aree precedentemente considerate sottosviluppate ha dato un’accelerata all’emissione di gas.
La Calabria in questo senso gioca un ruolo molto più passivo che attivo, visto che si tratta della Regione con meno emissioni di CO2 in tutta Italia. A farla da padrona in tal senso è la Cina, ad esempio con il commercio usa e getta rappresentato dal colosso Shein, che vende a basso costo online ed è utilizzato soprattutto dai giovani: la produzione del cosiddetto fast fashion crea non pochi problemi, considerando che si tratta (ad esempio) di t-shirt che durano un anno per poi essere cestinate e per le quali si stima vengano consumate tre tonnellate d’acqua ciascuna.
Il fatto che la Calabria non abbia aree industriali particolarmente sviluppate, comunque, non la rende esente da colpe: l’eccessivo disboscamento delle aree forestali con gli incendi estivi è solo una delle cause dell’innalzamento delle temperature. L’antropizzazione in questo senso ha comunque avuto un impatto non indifferente, visto che in Calabria sono state emesse oltre seimila ordinanze di demolizione per abusivismo edilizio: questo significa che, su quei terreni, non si poteva costruire. E la nostra regione, in tal senso, è una di quelle più a rischio insieme a Campania, Lazio, Puglia e Sicilia.
Mari caldi, montagne meno fredde
Dai cambiamenti climatici in Calabria deriva anche il problema del surriscaldamento delle acque, come ha spiegato ai nostri microfoni Bernardo Gozzini, amministratore unico del LaMMA: soltanto negli ultimi anni la media si è alzata di tre gradi, dai 25 gradi ai 28 di questi giorni. E questo ha portato alle scene di bagnanti divertiti a Scalea nel weekend di Ognissanti, anche se gli stabilimenti balneari erano già chiusi da tempo. Un impatto sul turismo dunque che ha riguardato soltanto gli esercenti del posto, fra ristoranti e bar, e non i lidi, che sulle due coste della Regione hanno un fatturato di quasi mezzo miliardo di euro. Insomma, il mare caldo a novembre può far piacere ai turisti, meno a chi opera nel settore e si trova costretto ad assistere passivamente all’arrivo di una nuova ondata decisamente fuori stagione.
Non solo, perché a proposito di indotto turistico la mancanza di freddo e neve scoraggia le settimane bianche per le vacanze natalizie. Anche la Sila non è esente da un aumento delle temperature, con Camigliatello che il 1° novembre 2014 faceva segnare una minima di -1 e una massima di 9, mentre dieci anni dopo si è passati a una minima di 4 e a una massima di 17. Con queste condizioni, è chiaro che gli amanti del freddo vadano verso altri lidi per godersi le settimane bianche che poi tanto bianche non sono. A prescindere dai problemi legati agli impianti sciistici.
E il commercio invernale latita
E poi ci sono i commercianti, che (è il caso di dirlo) hanno appeso i cappotti al chiodo. Le loro voci sono quelle dell’esasperazione. Quelli che erano fino a dieci anni fa i capi più venduti del mese di novembre restano in vetrina, a fare bella mostra di sé senza nessuno che li acquisti. E d’altra parte, se si può girare ancora in camicia, a chi interessa acquistare a prezzo pieno indumenti pesanti che, almeno per ora, resterebbero nell’armadio?
La Calabria, insomma, è una delle regioni più colpite dai cambiamenti climatici. La posizione geografica non aiuta, l’uomo ha costruito laddove non poteva e la risposta sono i venti gradi di questi giorni a Cosenza. Un caldo difficile da digerire per tutti e che preme sull’indotto economico, che perde punti in una realtà già povera di per sé.