“La storia non si sfratta”, flash mob contro lo spostamento della statua di Mancini
Durissimi gli attacchi al sindaco Caruso, mai nominato direttamente, da parte dei rappresentanti della Fondazione Mancini. Giacomo jr.: «La battaglia è solo all'inizio»
La catena ai piedi della scultura manda un messaggio ben preciso. «Il leone non si tocca». Il flash mob contro lo spostamento della statua di Giacomo Mancini, tenutosi questa mattina di fianco alla scultura, ha visto una grande partecipazione popolare. A parlare al microfono per primi il figlio e il nipote del leader socialista, Pietro e Giacomo jr., intervallati dall’autore dell’opera, lo scultore napoletano Domenico Sepe. Decisamente duri gli attacchi riservati al sindaco di Cosenza, Franz Caruso, da parte degli oratori. In particolar modo Pietro Mancini ha usato parole tranchant.
«C’è un solo motivo – ha detto il figlio del fu Ministro della Sanità per spostare questa statua. Ed è che, anche da morti, i giganti fanno paura ai nani». Un riferimento neanche troppo velato, pur mai nominandolo direttamente, al sindaco Franz Caruso, firmatario della PEC con la quale è stato ordinato lo spostamento della statua. Al quale si è opposto anche l’ex presidente della Regione, Mario Oliverio.
Statua di Mancini, parla l’autore: «Deve stare fra la gente»
Presente alla manifestazione anche lo scultore napoletano Domenico Sepe, autore dell’opera. «Quando l’ho realizzata – ha detto – l’ho immaginato così, uscendo dal comune, fra la sua gente. Quest’opera deve stare qui, in mezzo ai suoi concittadini, non isolata. Spostare, togliere l’opera di un’artista – ha proseguito – significa asportargli un braccio. Non lo posso accettare». L’autore ha poi mostrato un suo catalogo inedito nel quale ha inserito anche la statua di Mancini. «L’ho inserita – ha spiegato – perché rappresenta un momento importante della mia carriera».
Giacomo Mancini jr: «Questa battaglia è solo all’inizio»
A chiudere il primo giro di interventi il nipote del leader socialista, che ne porta nome e cognome. «Quella pec è un atto vile – ha dichiarato ad alta voce Giacomo Mancini jr. – un atto che offende la storia e la memoria non solo dei cosentini e dei calabresi, ma degli italiani». Qualcuno vocifera, dice lo stesso Giacomo Mancini, che la statua sarà rimossa oggi stesso. «Ma la nostra battaglia non si fermerà qui». A parlare al microfono anche Franco Corbelli, che ha invitato «l’amico Franz a ripensarci». Diversi gli interventi che hanno accompagnato verso la chiusura dell’evento, al quale era presente anche l’ex vicesindaca del Comune di Cosenza, Maria Pia Funaro. Fra tanti garofani rossi, simbolo della rivoluzione socialista, il grido è unanime: la storia non si sfratta. E la battaglia, spiegano dalla fondazione, è solo all’inizio.
Presenti all’iniziativa, tra gli altri, il segretario della Cgil Cosenza Massimiliano Ianni, il segretario regionale della Fiom Cgil Umberto Calabrone, la parlamentare della Lega Simona Loizzo, il vicepresidente del Consiglio comunale di Cosenza Roberto Sacco, il consigliere comunale Antonio Ruffolo. Sono intervenuti il coordinatore della segreteria provinciale del PD di Cosenza Salvatore Giorno, il vicesegretario regionale di Sinistra Italiana Walter Nocito, il dirigente sindacale di lungo corso Roberto Castagna e il sindaco di Castiglione Cosentino Salvatore Magarò.