Addio a “Uccello”, anima e cuore degli ultrà del Cosenza
Si è conclusa in modo crudele l'esistenza travagliata di Salvatore Iaccino, personaggio noto della curva e del centro storico bruzio
Addio al compagno ultrà Salvatore Iaccino. “Uccello”, per tutti. Anima degli ultrà rossoblù, cuore pulsante del gruppo Cosenza Vecchia di cui fu fiero rappresentante. Cresciuto nel rione del centro storico ha vissuto la sua vita in modo istrionico, sfuggendo con la militanza politica e di curva a logiche che, troppo spesso, ingabbiano l’anima di chi nasce e cresce nelle periferie. Amava la musica, la vita, la mescolanza delle culture da cui ripeteva di voler apprendere tutto il possibile.
Crudele, con lui, un destino talvolta scritto con la mano della repressione e non con quella della solidarietà. Quella solidarietà che lui non negò mai a nessuno. Come quando nel 2000 sbarcarono migranti curdi a Crotone e li accolse come fratelli, portandoli allo stadio per un derby, sventolando mille bandiere e inneggiando ad una terra senza frontiere. Oppure come quando una frana mise a dura prova Cerzeto e corse sul posto a rimboccarsi le maniche. E poi le manifestazioni a Roma, Napoli, Milano. Le trasferte del Cosenza e intere notti sui treni.
Salvatore scriveva poesie. Metteva nero su bianco pensieri, emozioni. Scriveva anche sui muri della città, a testimonianza futura. Raccontava che lo Stato è abituato a dare polizia a chi chiede lavoro per uno strano concetto di democrazia. “Uccello vola” era il peana della Curva Sud durante le partite casalinghe dei Lupi. La folla gli faceva spazio accompagnando i suoi saltelli. Se c’è qualcuno che non lo ha conosciuto, si è perso un pezzo di Cosenza. Quella solidale, anticonformista, viva.