venerdì,Aprile 25 2025

Mario Verta, il primario di Gastroenterologia di Cosenza è un apprezzato street artist

Guida il reparto all’Annunziata, ma fuori dalle corsie sveste il camice e impugna l’aerografo: «L’arte è uno stimolo fondamentale per l’anima e il corpo, e rappresenta una forma di terapia anche per chi la fa…»

Mario Verta, il primario di Gastroenterologia di Cosenza è un apprezzato street artist

Il dottor Mario Verta, apprezzato primario di Gastroenterologia all’ospedale di Cosenza, vive ed opera nella città bruzia. Medico e artista. E soprattutto street artist! Sorprendentemente un bravo artista di strada nell’animo di medico preparato e competente.

Allora l’arte può essere una cura. Ma cosa può curare? Quando si è avvicinato al disegno e alla pittura?
«Sì, sono un medico, un gastroenterologo ed ho questa passione per l’arte e per la pittura in particolare dalla più tenera età. Mia madre era una pittrice naif degli anni ’70-’80 e aveva un negozio di quadri e cornici a Cosenza. Sono cresciuto quindi con il “profumo” dei colori che aleggiava per casa e questo ha sicuramente contribuito a farmi amare la pittura e ad aprirmi, in generale, al mondo dell’arte».

Quindi, la pittura può curare?
«Credo non ci siano dubbi su questo. A parte le note tecniche di arte-terapia utili per aiutare e supportare le persone in situazioni di disagio personale (fisico o emotivo) o sociale, credo che l’arte sia uno stimolo fondamentale per l’anima e il corpo e rappresenti una forma di terapia anche per chi la fa…»

Mario Verta, lei ha maturato le prime esperienze fuori dalla Calabria prima di approdare alla pittura e alla street art.
«Ai tempi dell’università, a Perugia, guadagnavo qualche soldo disegnando biglietti da visita e biglietti d’auguri per uno studio grafico della città; mi adoperavo (allora si usava così) anche facendo locandine per concerti ed eventi e qualche quadro venduto qui e li per arrotondare. La svolta, forse, è stato un vecchio aerografo regalatomi nei primi anni 2000 da quella che sarebbe poi divenuta mia moglie. Quel piccolo oggetto di metallo mi ha aperto definitivamente al mondo della “aerosol art” e poi al ritorno agli amati graffiti degli anni adolescenziali».

Dal “Graffio” al “Sottosuolo” fino alla “Street Art School Cosenza”. Un percorso in crescendo alla scoperta del mondo dell’arte.
«Tornato a Cosenza dall’università ho preso contatto subito con la scena artistica cittadina che allora era molto fervente. Una delle associazioni culturali più attive in quel periodo era “Il Graffio”. Intorno a questa piccola bottega del Centro storico ruotavano alcuni degli artisti più illuminati del tempo… come non citare Giuseppe Filosa, Sergio Valentini ed altri. Con loro ho partecipato all’organizzazione di diversi eventi e mostre in tutta Italia. Da questa esperienza e dalla voglia di aggregare e fare cultura è nata l’Associazione culturale Sottosuolo».

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