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Questa è una storia vera. Vent’anni fa, il 4 marzo 2005, una donna tornò a casa e un uomo morì per salvarla. Quell’uomo era Nicola Calipari, agente del SISMI. Chi lo conosceva come dirigente delle forze dell’ordine, rimase sbalordito nel vedere la sua foto su tutti i media nazionali e internazionali. La notizia era però luttuosa: al salvataggio avventuroso della giornalista Giuliana Sgrena si accompagnava il dolore per la morte dell’agente, colpito da un proiettile alla testa mentre cercava di proteggerla dalla pioggia di fuoco.
Dopo due decenni, un film, Il Nibbio (guarda qui il trailer), diretto da Alessandro Tonda, porterà questa storia sul grande schermo. L’anteprima si terrà il 4 marzo all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, prima del debutto nelle sale il 6 marzo. Claudio Santamaria interpreterà Calipari nei ventotto giorni precedenti il tragico epilogo della sua vita.
Ma cosa accadde quel 4 marzo?
Calipari viaggiava a bordo di una Toyota Corolla dei servizi segreti italiani, diretto all’aeroporto di Baghdad. Il peggio sembrava ormai alle spalle: Giuliana Sgrena, giornalista de Il Manifesto, rapita il 4 febbraio 2005, era stata liberata grazie alla sua mediazione. Poco prima, il telefono di Palazzo Chigi aveva squillato per riportare la notizia che tutti attendevano con ansia.
L’auto di Stato procedeva sulla Route Irish, e ormai l’aeroporto si stagliava all’orizzonte. Poi, improvvisamente, i colpi d’arma da fuoco. Non erano terroristi, non erano iracheni. A sparare fu Mario Lozano, mitragliere della 42ª divisione della New York Army National Guard, di stanza al checkpoint. Un americano. “Fuoco amico”, dissero. “Un errore”, così fu archiviato quel pomeriggio di sangue.
Il legame di Nicola Calipari con Cosenza
Nato a Reggio Calabria il 23 giugno 1953, Nicola Calipari ebbe un forte legame con Cosenza, dove trascorse una parte fondamentale della sua carriera. Laureatosi in giurisprudenza all’Università di Messina, si trasferì nella città bruzia per intraprendere la carriera nelle forze dell’ordine.
Negli anni ’80 entrò nella Polizia di Stato e, nel 1982, giunse a Cosenza, distinguendosi nella lotta alla criminalità organizzata. Qui piantò radici, si sposò e mise su famiglia conquistando tutti con la sua semplicità e il suo rigore. Ricoprì incarichi di rilievo, contribuendo a importanti operazioni contro la ’ndrangheta e instaurando un rapporto di fiducia con la comunità locale. Era conosciuto per la sua professionalità e il suo impegno: chi aveva bisogno sapeva che la sua porta era sempre aperta.