È entrata nel vivo l’edizione 2025 di Unical Festa, che dopo l’avvio delle attività sportive ha ospitato ieri pomeriggio l’arbitro internazionale Gianluca Aureliano. Ritiratosi ufficialmente dall’attività domenica sera, dopo aver diretto Sampdoria-Salernitana, il fischietto bolognese (ma di origini calabresi) ha preso parte all’iniziativa “Chiacchiere da Var”, andata in scena nell’aula seminari Technest, nel campus dell’Università della Calabria.

Nel corso dell’incontro, si è discusso anche del rapporto tra sport e intelligenza artificiale, ma al centro dell’attenzione è rimasta soprattutto la gestione della tecnologia nel calcio. Aureliano, che ha dato lezioni di storia del calcio, ha spiegato amche il funzionamento del Var, mostrando alla platea alcuni esempi di azioni di gioco dove è stata utilizzata la tecnologia. Un seminario interessante e partecipato che ha catalizzato l’attenzione dei presenti, tra i quali Kevin Marulla, gli allenatori Roberto Occhiuzzi, Maurizio Perrellis e Nello Parisi. Tra i discenti anche giovani arbitri ed ex direttori di gara.

Ai microfoni del nostro network, Aureliano ha analizzato anche due episodi chiave dell’ultimo derby di Serie B, giocato al Marulla, tra Cosenza e Catanzaro, da lui arbitrato. Il primo episodio riguarda l’espulsione di Caporale al 21’ del primo tempo, giudicata da molti eccessiva: «Dal campo ho ritenuto che si trattasse di una chiara occasione da rete – ha dichiarato Aureliano ai microfoni di LaC -. Il pallone era giocabile, il portiere (Micai ndr) era fuori dai pali e l’attaccante avrebbe potuto proseguire verso la porta. Il Var valuta solo se ci sono elementi oggettivamente diversi rispetto a quanto visto in campo. In questo caso, non c’erano». Il difensore del Cosenza era stato espulso per Dogso (Denying an Obvious Goal Scoring Opportunity), ma l’episodio ha generato diverse critiche, soprattutto per la mancata “on field review”. Secondo alcuni osservatori, però, nell’occasione mancherebbero almeno due dei quattro criteri richiesti per definire il Dogso, cioè la direzione dell’azione e la distanza dalla porta. In quel caso, il fallo sarebbe da classificare come Spa (Stopping a promising attack), punibile con il giallo e non con il rosso diretto.

Diversa invece la dinamica nel secondo episodio, ovvero il calcio di rigore assegnato al Cosenza al 106’ per un fallo di mano del giallorosso Scognamillo. Penalty poi trasformato da Ciervo che ha permesso ai rossoblù di acciuffare in extremis l’1-1. «In quella circostanza – spiega Aureliano – il Var mi ha segnalato un tocco non visto dal campo, coperto dai giocatori. Lì ho rivisto le immagini e assegnato il rigore». Secondo Aureliano, il protocollo è stato rispettato in entrambi i casi: «Il Var supporta l’arbitro, ma non può intervenire su decisioni soggettive se non ci sono chiari ed evidenti errori». In quella partita anche il gol annullato a Kouan per un fallo di mano è stato invalidato dopo controllo alla tecnologia.

Nel corso dell’incontro Aureliano ha rivelato anche un dettaglio ad alcuni già noto: «Il mio sangue è al 100% calabrese, i miei genitori sono nati e cresciuti a Corigliano». E poi aggiunge: «Sono sempre stato un tifoso, seppure di seconda mano, del Cosenza, visto che la mia prima squadra è il Bologna. Quindi ogni volta che ho arbitrato il Cosenza per me è stata un’emozione particolare».