Braglia ancora sibilino sul suo futuro: «Non ho parlato né con ds né col presidente. Se vuoi programmare una stagione alcune cose le devi sapere…».

Il ritratto di una stagione. La Tribuna, la Curva, tutto lo stadio lo osanna. Tutti gridano il suo nome. Piero Braglia, il vero stratega della salvezza del Cosenza in Serie B. Dopo la festa finale, la simbiosi si è intensificata tra il popolo ed il suo primo generale, “magister militum”, che ha ha guidato le truppe rossoblù nelle insidie della serie cadetta. Ha resistito allo sbandamento iniziale, ha fissato il 20 ottobre la trincea del “Grappa”, quando ottenne la prima vittoria in casa piegando il Foggia. Da li il Cosenza si è riorganizzato, ha capito che poteva avere una voce in capitolo al tavolo della B.

Il presente del Cosenza e di Braglia

Sono passati altri tonfi (il 4-0 di Spezia) e poi resurrezioni (il 2-0 in casa contro il Cittadella, con l’impatto sulla piazza di Daniele Sciaudone), ma alla fine Braglia è riuscito nel suo compito: dare al Cosenza la sua categoria. Oggi ha presenziato il campo, salvo qualche piccola schermaglia. D’altronde il peggio è passato già tempo fa. «Parliamo chiaro: sono io che devo ringraziare le persone che sono venute oggi. E ci hanno supportato per tutta la stagione. Bisogna ringraziare tutti: tifosi, calciatori, dirigenti, presidente, anche voi giornalisti che ci avete aiutato nei momenti peggiori. Le parole servono a poco – dice riferendosi alle voci di inizio campionato -. Il campo comanda. Noi abbiamo sempre fatto il nostro lavoro con tranquillità. Abbiamo perso tante partite all’ultimo secondo. Episodi contro che vengono ridimensionati da quello che ha fatto la squadra in questo campionato».

Il futuro di Braglia

La notizia che tutti vogliono sapere è questa: Braglia resta o non resta? «Qui – risponde – non si tratta di essere diplomatici. Si tratta di parlare con la proprietà. Se vogliamo continuare insieme bene. Al momento non ho parlato né con Trincherà né con il Presidente. Se vuoi programmare una stagione alcune cose le devi sapere. Io problemi non ne ho. Bisogna essere bravi tutti, ad iniziare da chi ci paga. Lui deve fare un programma e deve vedere se all’interno ci sono io e tutti gli altri che fanno parte di questo giocattolo». Stuzzicato ancora nel finale, quando un cronista chiede come risponderà ad una possibile telefonata di un direttore sportivo di una squadra attualmente retrocessa dalla Serie A, lui ribatte: «Primo il telefono è spento sul pullman…  a parte gli scherzi. Abbiamo fatto una cosa bella tutta insieme. Qui ci sto bene, ma prima dobbiamo parlare e poi vediamo cosa si fa. Se mi chiamano io, per educazione, ci vado sempre a parlare perché mi offrirebbero un posto di lavoro. Del bene di Cosenza so tutto, ma, ripeto, bisogna vedere quello che vuole fare chi comanda».

Il futuro del Cosenza

Finale sul campionato: «Nelle ultime partite è stato emblematico che si voleva un qualcosa in più – ha detto Braglia – Non potevamo chiedere di più. Ci sono squadra che ci hanno lasciato le penne con badget più alto del nostro. Io li ringrazio, tutti. Un grazie particolare va a Corsi, persone speciale ed eccezionale. Tutino che oggi ha fatto un goal spettacolare. Io ho sempre pensato della salvezza. L’impresa più grande l’abbiamo fatta a dicembre, quando arrivammo con 19 punti. La squadra, una volta rinforzata, non ha mai rischiato nulla. Una partita da ricordare? Quella con il Cittadella». (Giulio Cava)