Oggi ricorre l'anniversario della morte di Massimiliano Catena. Il centrocampista romano del Cosenza morì in un tragico incidente tra Tarsia e Spezzano di ritorno dal capezzale del padre ammalato
Tutti gli articoli di Cosenza Calcio
PHOTO
Non doveva finire così. Non dovrebbe mai finire così, a soli 23 anni, quando il libro dei sogni è ancora pieno di pagine da scrivere. Oggi ricorre l'anniversario della scomparsa di Massimiliano Catena , centrocampista che aveva fatto innamorare il pubblico di Cosenza con la sua generosità e il suo talento.
Cuore granata tra Toro e Reggiana
Nato a Roma nel 1969, Catena aveva trovato la sua strada al Filadelfia di Torino , nel vivaio granata cresciuto sotto l'occhio attento di Sergio Vatta . Lì imparò a unire forza e sacrificio, guadagnandosi il soprannome di Ercolino . Esordì giovanissimo in Serie A, il 6 novembre 1988, in un Torino-Cesena . Poche settimane dopo arrivato la prima da titolare in un match dal sapore storico contro il Milan di Van Basten , con la gioia del debutto rovinata solo dal gol del fuoriclasse olandese all'ultimo minuto.
Dopo l'esperienza in granata, Catena divenne protagonista con la Reggiana di Pippo Marchioro , dove disputò 36 partite in Serie B e conquistò i tifosi emiliani.
Il destino lo porta a Cosenza
Ma il suo destino era legato alla Calabria. Nel 1990 sbarcò a Cosenza , accolto da Gianni Di Marzio e poi valorizzato da Edy Reja . Subito titolare, insegnò la sua prima rete tra i professionisti contro il Pescara , guadagnandosi l'affetto dei tifosi rossoblù.
Il suo nome è legato in modo indissolubile a due stagioni: 1990-91 con la salvezza di Pescara contro la Salernitana e 1991-92, quando il Cosenza sfiorò la Serie A. Catena in quella seconda stagione, saltò solo quattro gare e la squadra senza di lui raccolse appena una vittoria e un pareggio: segno di quanto fosse fondamentale. L'anno dopo gioca da titolare le prime 4 gare della stagione, fino al 27 settembre, quando nell'ultima sua partita arrivò la sua prodezza più bella, un destro dai 30 metri che regalò il pareggio contro la Ternana sotto la Curva Nord e che lo vide correre a perdifiato verso l'altra Curva, la Sud, per abbracciare idealmente ogni singolo tifoso.
Dopo la gara infatti partì per Roma, al capezzale del padre Monaldo , gravemente malato. Reja gli accordò un permesso per raggiungere la squadra direttamente a Taranto , nel ritiro della gara successiva che il Cosenza avrebbe disputato il 4 ottobre. Ma Catena ha deciso di tornare lo stesso per riprendere gli allenamenti giovedì. Era l'1 ottobre. Al bivio di Tarsia Nord, però, il destino si mise di traverso. L'incidente stradale fu fatale e Cosenza si ritrovò ancora una volta immersa nel dolore, a meno di tre anni dalla tragedia di Donato Bergamini .
Da allora la Curva Nord dello stadio San Vito, oggi anche Marulla, porta il suo nome. Il ricordo di Catena vive nei cori, nelle bandiere, nelle storie tramandate di padre in figlio. La sua corsa risultante dopo il gol alla Ternana resta l'ultimo frame di un ragazzo meraviglioso che la città ha adottato e mai dimenticato.