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“Lontano da me” è il primo romanzo di Andrea Marotta, giornalista professionista della Rai Toscana che da anni cura una seguitissima e apprezzata rubrica sportiva su Cosenza Channel. L’uscita è prevista il 2 febbraio per Ultra Edizioni. Il libro parla di Pilar Caputo, che per larghi tratti potrebbe rappresentare l’alter ego dello scrittore. Tuttavia non lo è del tutto, nonostante molti riferimenti reali accompagnino il filone narrativo.
La copertina pone un quesito immediato. Tratta del Cosenza Calcio? Sì, no, forse. Perché a Cosenza tutto quanto, in un modo o nell’altro, riconduce agli spalti del Marulla anche quando di base si vorrebbe disquisire di fisica quantistica o ingegneria nucleare. Lo scatto, iconico, lascerebbe pochi dubbi: è l’esultanza al gol di Andrea Poggi dopo la rete che, insieme a quella di Giorgio Venturin, ribaltò il vantaggio iniziale del Messina nel 1989. L’espediente grafico della sfocatura implica un contorno differente, anzi: romanzato.
Il libro parla di un ragazzo che perde e ritrova la sua voce attraverso il calcio e di un allenatore che, con quello stesso strumento, voleva educare i suoi atleti: si chiamava Bruno Giorgi. Era l’allenatore di quel Cosenza, ma più in generale era un galantuomo di rara presenza nel mondo del pallone. A Marotta l’ispirazione è venuta nel 2018, in uno dei periodi peggiori per il movimento nazionale. A parte la Juventus che aveva l’anno prima raggiunto la sua seconda finale di Champions League in tre stagioni, il calcio italiano era stato sbattuto fuori dalla Svezia nelle qualificazioni ai Mondiali. La vittoria del Cosenza nei playoff di Serie C da sfavorita dà il la alla storia.
Il libro si incastona in una comunicazione sportiva moderna centellinata, gestita dai club e non dai giornalisti, che annoia terribilmente Pilar Caputo. Deluso dal calcio che racconta ormai meccanicamente nel week-end radiofonico, cerca motivazioni che possano dargli una scossa. Una arriva dalla scomparsa dalla panchina, a soli 56 anni per motivi personali, di Bruno Giorgi. L’altra è un’intuizione, perché propone alla sua redazione, “Calcio Totale”, di seguire i playoff di Serie C del 2018 così da vivere con trasporto lo sport di provincia. Attraverso questo percorso riallaccia i contatti con Cosenza, la sua città natale.
Sullo sfondo la figura di Gigi Marulla, perché Marotta è convinto che esista (per davvero) un non detto in città. Il movimento ultras si radica all’ombra della Sila tra il 1978 e il 1983, vale a dire tra uno dei momenti più infimi della storia del club (l’invasione di campo in Cosenza-Paganese) e più cruenti dal punto di vista sociale (l’uccisione di Luigi Palermo, detto U Zorro e la conseguente guerra di ‘ndrangheta). Con il nome Prima linea nacque invece l’idea di trasformare la città e di farlo attraverso la curva.
Se in tutto il mondo è sempre la squadra che crea i tifosi, a Cosenza si è affrontato il processo al contrario. Furono la città e i tifosi a creare le condizioni per la promozione del’88 e per la più bella stagione di sempre: quella con Bruno Giorni in panchina. Marulla, nel giorno del suo arrivo, non sapeva niente di tutto ciò, ma quell’anonimo acquisto di un attaccante proveniente da Stilo cambiò la storia della città.
Il titolo “Lontano da me” richiama il celeberrimo coro “sembra impossibile” perché il calcio riporta Pilar Caputo alle sue appartenenze. Si era allontanato da tutto: dalla strada, dalla città d’origine, dalle amicizie. Ma la squadra rossoblù in quei playoff lo ha riportato a casa e lì ha ritrovato le stesse facce e le medesime dinamiche che aveva lasciato.
Il libro, per farla breve, parla di uno sport lontano dai riflettori, popolare e non globalizzato. Parla anche di distanze. Perché, se il calcio è una delle poche appartenenze che non si possono allontanare da sé, proprio per questo a volte può dirci se e quando ci siamo persi. E talvolta persino aiutare a ritrovarci.